Non aumentare l’età per andare in pensione, rivedere i criteri per calcolare l’assegno previdenziale dei giovani lavoratori e riformare il fisco. Su questi temi le segreterie nazionali Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto al governo, in una lettera inviata al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e al ministro del Lavoro Giuliano Poletti, di riprendere il confronto della «fase 2 sulla previdenza», come previsto dagli accordi siglati il 28 settembre 2016.
Cgil, Cisl e Uil «ritengono urgente affrontare i temi del legame all’aspettativa di vita, la flessibilità in uscita, la riforma della governance Inps-Inail, le future pensioni dei giovani, l’eliminazione delle disparità di genere che penalizzano le donne e il rilancio della previdenza complementare». «La fase 2 sulle pensioni non è mai decollata – ricorda il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso -. Abbiamo l’urgenza che questa discussione si riavvii, perché leggiamo di intenzioni, in particolare del ministero dell’Economia (Mef), di dare via agli automatismi della legge Fornero sull’aumento dell’età pensionabile, che invece per noi non sono scontati». La Cgil chiede quindi un intervento di modifica «per evitare l’aumento dell’età pensionabile, soprattutto se indiscriminato». Anche perché «non mi sembra ci sia una rincorsa all’aumento dell’aspettativa di vita – aggiunge Camusso – come si poteva pensare qualche tempo fa».
Una anteprima del confronto, che potrebbe partire a metà luglio ci sarà già mercoledì prossimo nel corso del congresso nazionale della Cisl: infatti dopo l’intervento di Annamaria Furlan, il microfono passerà al premier Gentiloni. «Non credo che dopo gli errori commessi sui voucher, l’esecutivo voglia evitare ora il confronto con il sindacato sulle pensioni – osserva Furlan -. È una materia sulla quale bisogna proseguire sulla strada di un dialogo costruttivo».
Un altro tema al centro del dibattito è la riforma contrattuale che coinvolge anche la Confindustria. E i sindacati sono molto preoccupati per le future pensioni dei lavoratori che oggi sono giovani: Cgil, Cisl e Uil chiedono di cambiare i coefficienti di calcolo, oggi basati sul sistema contributivo. Questi criteri si sono rivelati troppo penalizzanti per i giovani, osservano i sindacati, come altrettanto negativa diventerebbe la progressione prevista dalla legge Fornero per lasciare il lavoro. Legare l’età pensionabile all’aspettativa di vita, secondo gli insider, penalizzerebbe le fasce più deboli della popolazione (operai e edili) che smetterebbero di lavorare solo dopo avere superato i 70 anni.
Intanto l’Inps rivela che crolla la cassa integrazione: le ore autorizzate a maggio sono il 37% in meno dello stesso mese del 2016 (39 milioni di ore contro 62). E sul fronte dei senza lavoro le domande di disoccupazione sono diminuite a aprile del 9,2% rispetto allo stesso mese del 2016.
Francesco Di Frischia – Il Corriere della Sera – 25 giugno 2017