Moderno, ad alta tecnologia, ma con una viabilità supplementare ancora tutta da studiare. Nel giorno della cerimonia che battezza ufficialmente il cantiere, sulla Cittadella della Salute arriva una parziale apertura al confronto. Il sindaco di Treviso Giovanni Manildo ha ottenuto dal presidente della Regione Luca Zaia la convocazione di un tavolo tecnico per affrontare il nodo-mobilità e non creare disagi a un quartiere che, col nuovo ospedale, si sente a rischio code, imbuti e traffico.
Il sindaco ha consegnato al governatore una lettera, in cui chiede di gestire il tema della grande viabilità «in modo prioritario e in collaborazione tra Usl, Regione e Comuni, per il bene dei trevigiani e di tutti i veneti». Un appello che aveva fatto già nel 2014.
Stavolta Zaia ha risposto: «A pochi metri da qui c’è l’uscita della tangenziale, l’ospedale avrà gli stessi posti letto di oggi ma ad alta tecnologia, alla città vengono donati 5 ettari di parco, è una miglioria per Treviso e per la sanità veneta – ha detto il governatore -. Il nucleo fondante di questo intervento è il miglioramento del servizio e la rivitalizzazione di questa parte della città. I confronti e i tavoli non si negano a nessuno ma io li faccio senza sedie, se no durano troppo. Vorrei però che non si approfittasse di quest’opera per fare polemica dove non serve, è un’opera di Treviso. Tutti i Comuni vorrebbero un ospedale di queste dimensioni e qualità».
La prima pietra della nuova Cittadella della Salute di Treviso è un blocco di cemento all’interno del quale è stata deposta una pergamena, eterna memoria del giorno in cui il cantiere è iniziato, undici anni dopo la delibera dell’allora Usl 9 che approvava il documento preliminare. È stata interrata nell’area verde su cui sorgerà l’area tecnologica; i primi lavori a prendere forma sono qualche decina di metri più in là, per il nuovo Suem ed elisoccorso, collegati alla struttura centrale da una corsia preferenziale per l’ambulanza.
Il cronoprogramma è denso: il mese di luglio servirà a preparare il terreno per le nuove edificazioni, agosto subirà qualche rallentamento, ma a settembre il cantiere prenderà il via a tutti gli effetti con l’obiettivo di chiudere la prima fase in 3 anni.
A fine 2017, infatti, l’Usl conta di partire anche con i lavori del monoblocco, la nuova struttura ospedaliera ad alta intensità di cura, dove ora c’è il pronto soccorso. Nessun reparto chiuderà durante i lavori. La Cittadella sarà pronta entro il 2025.
C’erano tutte le istituzioni trevigiane in giacca, cravatta e tacchi alti ieri mattina al Ca’ Foncello: sindaci, consiglieri regionali, autorità militari e civili.
A posare la prima pietra è stato Zaia, che ormai con le ruspe e col caschetto ha preso una certa confidenza: «Il progetto è iniziato nel 2006, una procedura cristallina ma fermata dalla burocrazia – ha detto il governatore -. Su 28 ettari di terreno ce ne saranno 15 dedicati alla cura. È l’ospedale del futuro, la sanità sarà sempre più legata alla telemedicina e alla tecnologia, abbiamo investito soprattutto in questo».
Sullo strumento del project financing, Zaia non ha dubbi: «Non sono gli appalti ad essere pericolosi ma i ladri, il vero tema è che vanno fatti bene controlli e procedure».
Soddisfatto è il dg dell’Usl 2 Francesco Benazzi, uomo-macchina della Cittadella, che ora sta dialogando anche con l’Università di Padova per la formazione in loco dei futuri medici: «Il nuovo Ca’ Foncello cambierà il volto di Treviso». La benedizione del cantiere è arrivata dal vescovo Gianfranco Agostino Gardin.
Piccolo fuori programma polemico con una cittadina che ha interrotto la cerimonia per sollevare il problema delle carenze di personale e delle liste d’attesa, a cui ha risposto Benazzi: «Ho tutti i dati, le nostre liste sono in regola». A riportare il sereno ci ha pensato soprattutto il ricco buffet della Cavana del Sile.
Il Corriere del Veneto – 18 giugno 2017