Luisa Nicoli Non sono solo le mamme vicentine con i figli con livelli di perfluori alchilici nel sangue ben oltre i livelli di soglia a volere risposte chiare. Le chiedono anche i medici di famiglia e i pediatri di base che si confrontano ogni giorno con la popolazione dei comuni interessati dall’inquinamento Pfas. «La sollecitazione delle mamme di Lonigo, Sarego e altri comuni dell’area interessata si fa portavoce di un’esigenza già espressa dai medici – spiega il presidente dell’Ordine dei Medici dottor Michele Valente -. Per questo a marzo abbiamo istituito una commissione di esperti, con medici di varie discipline e specialisti, nonché ricercatori che valutino anche come in altre parti del mondo, vedi Stati Uniti e Germania, sia stata affrontata la questione. Tutto nasce dalla necessità di fornire risposte scientifiche adeguate, ovvero delle linee guida comuni, ai medici di famiglia e ai pediatri di base che lavorano nei territori interessati dal problema e che sono in prima linea con la popolazione». Ma le risposte non possono esserci dall’oggi al domani. «Anche perché – continua Valente – sui Pfas in questo momento ci sono poche certezze e informazioni. Il decalogo comportamentale, frutto del lavoro della commissione, sarà pronto a settembre. Oggi i medici di famiglia, 610 nel Vicentino a cui si aggiungono 105 pediatri di base, rispondono alla popolazione sulla base delle proprie esperienze, con gli strumenti fomiti dall’Ordine, ma ci sono tante domande a cui non sempre sono in grado di dare risposte. E la commissione sta lavorando proprio su questo».
Al distretto Ovest dell’Ulss 8 Berica una rete di sostegno alle famiglie colpite dal problema Pfas è comunque già stata attivata. A disposizione c’è un numero verde, un indirizzo mail e a Lonigo due giorni a settimana un medico da contattare per informazioni e lettura referti. «Con lo screening sulla popolazione indetto dalla Regione Veneto su 85 mila cittadini, nell’Ovest siamo partiti a fine gennaio invitando finora 2500 persone a sottoporsi agli esami – spiega il dottor Rinaldo Zolin, responsabile coordinamento regionale del piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta ai perfluori – e nelle lettere spedite a domicilio ci sono anche informazioni e il numero verde a cui rivolgersi. Alle famiglie e alle mamme preoccupate posso dire in primis “ci stiamo occupando di voi e poi comunque rivolgetevi ai canali attivati”. Anche i medici di base e i pediatri hanno ricevuto un’informativa. Questo è un primo screening, ne seguirà uno di secondo livello con uno specialista, in fase di delibera in Regione, per chi ha valori fuori dalla norma. Ma non mi riferisco ai Pfas, bensì alla glicemia, al colesterolo, a tutto ciò che viene rilevato con l’esame del sangue». «Lo screening in realtà diventa una buona occasione per avere il quadro generale sulla salute, grazie al questionario su alimentazione, lavoro, stili di vita, che viene pro posto all’esame del sangue. In Ulss c’è chi chiama per avere informazioni ma si tranquillizza dopo le prime risposte. Avere un figlio di 16 anni con Pfas nel sangue di 10 volte superiore al valore di soglia non vuol dire nulla. Si ipotizza che queste sostanze incidano sul metabolismo ma le alterazioni di alcuni valori vanno seguiti nel tempo per capirne la portata e soprattutto se effettivamente le alterazioni sono collegate ai perfluori o ad altro».
Il Giornale di Vicenza – 12 giugno 2017