A 48 ore dalla firma del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sul decreto legge che a partire dal prossimo anno scolastico impone 12 vaccinazioni obbligatorie (contro poliomelite, difterite, tetano, epatite B, pertosse, Haemophilus Influenzae b, meningococco B e C, morbillo, rosolia, varicella e parotite) ai minori da zero a 16 anni, il governatore Luca Zaia ribadisce il proprio «no alla coercizione». Del resto per il Veneto, unica regione ad aver abolito l’obbligo vaccinale con legge 7 del 2007, è un tornare indietro. «Mi preoccupa l’impatto sulle mamme e sui papà, che avverto preoccupati e disorientati — dice il presidente —. Del decreto contesto la forma coercitiva e l’eccessivo allarme di sanità pubblica, attualmente giustificabile solo per il morbillo (2851 casi in Italia, 200 in Veneto, dal primo gennaio, ndr ). La maggioranza dei genitori non è contraria a immunizzare i figli, ma ha bisogno di essere correttamente informata e accompagnata nella scelta. Il consenso non si ottiene imponendo le vaccinazioni a suon di multe, che tra l’altro hanno un aspetto discriminatorio: chi ha soldi può permettersi di non ricorrere a tale forma di prevenzione».
Il decreto voluto dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, richiede infatti il certificato vaccinale per l’iscrizione a nido e scuole materne pubblici e privati per bambini da zero a 6 anni e prevede sanzioni da 500 a 7500 euro a carico delle famiglie dei ragazzi fino a 16 anni non immunizzati. Più la segnalazione da parte del preside all’Usl di riferimento, a sua volta autorizzata ad allertare il Tribunale dei Minori. La documentazione in regola va presentata entro il 10 settembre. Ma la Regione avanza dubbi sull’applicabilità del decreto Lorenzin anche sul versante economico e organizzativo: il testo è al vaglio del Dipartimento di Prevenzione e bisognerà vedere quali conclusioni trarrà Palazzo Balbi, che negli ultimi due anni ha impugnato 32 provvedimenti dello Stato. «I tecnici stanno esaminando gli effetti del decreto — conferma Zaia — in particolare stanno valutando l’approvvigionamento dei sieri, i carichi di lavoro ai quali le Usl dovranno far fronte e il futuro delle altre campagne di prevenzione rivolte alle malattie croniche non trasmissibili. L’impegno a concentrare risorse e personale sulle vaccinazioni obbligatorie penalizzerà inevitabilmente le altre attività». «Vogliamo tutelare la collettività — ha ripetuto il ministro Lorenzin — e smentire le paure su effetti collaterali mai scientificamente provati».
I dati parlano chiaro: in Italia la copertura è scesa sotto il 95% imposto dall’Oms per garantire «l’immunità di gregge», cioè la protezione pure dei soggetti non immunizzabili a causa di un quadro clinico incompatibile. Nel Veneto per l’anti-poliomelite, siero di riferimento, si è passati dal 95,5% del 1996 al minimo storico dell’88,6% registrato nel 2014, per risalire al 92,6% nel 2016. Per il morbillo la copertura è scesa fino all’86%, sotto la soglia d’allarme dell’88%, ma ora la curva è in risalita. «In compenso diminuiscono dal 3,5% del 2015 al 2,5% del 2016 i genitori contrari — chiude il governatore — a riprova di un’opinione pubblica che torna ad avere fiducia nella validità dei vaccini. Il percorso di superamento dell’obbligo da noi attuato continua a dare risultati, grazie alla disponibilità dell’anagrafe vaccinale informatizzata, alla sorveglianza delle malattie infettive e degli eventi avversi, alla formazione degli operatori e all’informazione». «La cultura della prevenzione è il miglior contrasto alle fake-news e ai movimenti antivaccinisti — aggiunge Luca Coletto, assessore alla Sanità —. Quanto al decreto, mi sembra che l’emotività abbia prevalso sul buon senso e sull’impegno lungimirante». E a proposito di no vax domani sera, alle 20.30 a Verona, il «Comitato veneto per la libertà vaccinale» organizza una fiaccolata animata da cartelli e magliette con la scritta «Io dubito».
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 9 giugno 2017