Luca Fiorin. Pfas: la Regione chiede che vengano stabiliti limiti più bassi per quanto riguarda la loro presenza nelle acque potabili. Questo è il contenuto di una richiesta presentata al ministero della Salute dal direttore dell’Area sanità e sociale della Regione, Domenico Mantoan, con una lettera che è datata 12 maggio ma di cui solo ora si è saputa l’esistenza. A parlarne è stato per la prima volta martedì pomeriggio l’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto, al termine di un incontro con una rappresentanza tutta vicentina delle mamme dei ragazzi che risiedono nell’area maggiormente esposta all’inquinamento da Pfas. Ragazzi che così risulta dalle analisi svolte finora nell’ambito dello screening promosso dalla Regione e che è già ben avviato nella provincia berica e che ora ha portato i primi dati anche nel Veronese risultano avere per la stragrande maggioranza valori di Pfas nel sangue nettamente superiori ai valori di tollerabilità stabiliti dall’Istituto superiore di Sanità. La zona rossa in cui sono in corso i controlli comprende 21 Comuni. Di questi, 13 sono veronesi: Albaredo, Arcole, Cologna, Pressana, Roveredo, Veronella, Zimella, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Legnago, Minerbe e Terrazzo.
Mantoan si riferisce alla nota del ministero che nel gennaio del 2014 ha stabilito i valori-obiettivo per quanto riguarda la presenza di Pfas nell’acqua potabile. Tali valori vengono da tempo contestati dagli ambientalisti, secondo i quali sono fra i più alti al mondo. Mantoan chiede al ministero di «valutare l’opportunità di rivedere i parametri», rendendoli più restrittivi. A giustificare tale domanda, si legge, «è il fatto che i diversi monitoraggi in atto (analisi delle acque potabili, analisi sierologiche sulla popolazione in generale, su gli operatori del settore agrozootecnico, sulle donne in gravidanza e sui lavoratori della ditta che produce le sostanze perfluoro-alchiliche) evidenziano una potenziale sovraesposizione per parti o gruppi di popolazione, con probabili effetti dannosi sulla popolazione».
Il massimo dirigente regionale della sanità, insomma, ipotizza chiaramente un nesso fra la contaminazione e lo stato di salute delle persone che vi sono esposte. Per questo, considerato che comunque la presenza di Pfas nell’acqua «è sempre abbondantemente sotto i limiti», Mantoan propone di abbassare i parametri e chiede che vengano fissati con un decreto nazionale. Ad oggi, i parametri valgono solo per il Veneto. La Regione ha anche presentato una relazione all’Unione Europea in cui si chiede l’eliminazione dei Pfas dal ciclo produttivo. Intanto a Venezia si sta pensando se ridurre l’età minima dei ragazzi che vengono sottoposti ai controlli (ora si parte dai quattordicenni) ed è in Giunta la proposta di delibera per la presa in carico delle persone con patologie teoricamente collegabili ai Pfas, che prevede anche di estrarre queste sostanze con plasmaferesi dal sangue a chi ha le concentrazioni più alte. Ieri, però, il consigliere regionale dei Cinque stelle Manuel Brusco ha attaccato la Giunta Zaia. «Stanno tirando fuori documenti e informazioni con il contagocce, è ora che si decidano a dire tutta la verità», afferma.
L’Arena – 8 giugno 2017