Almeno 60mila api mellifere morte in meno di tre giorni, da lunedì a mercoledì. Ora si teme anche per la sorte delle restanti 20mila. Cosa abbia causato l’improvvisa strage di insetti, avvenuta in quattro alveari di proprietà del 50enne Claudio Favaretto, in via porto Menai, a Gambarare di Mira, è ancora un mistero. Martedì il settore veterinario dell’Ulss 3 Serenissima ha prelevato alcuni imenotteri morti e li ha inviati per un esame all’Istituto zooprofilattico delle Venezie di Legnaro (Pd), l’ente di prevenzione, ricerca e servizi per la salute animale e la sicurezza alimentare. Per capire con certezza la causa della strage bisognerà attendere qualche giorno. Intanto le api stanno continuando a spegnersi di ora in ora. All’interno degli alveari, infatti, le operaie non fanno altro che trascinare fuori compagne morte, appena rientrate dai voli effettuati nei campi limitrofi.
Claudio Favaretto ama le api da sempre. Le sue arnie sono poste in una zona verde ubicata in riva al canale idroviario Padova-mare. Lavora a Porto Marghera, allevare api è il suo passatempo. Accudisce quattro alveari da cui raccoglie circa 70 chilogrammi di miele all’anno. «In tanti anni è la prima volta che assisto a una cosa del genere – avverte allarmato – non hanno resistito neanche le regine, che solitamente sono molto più forti degli altri animaletti e non si ammalano. Ho il sospetto che qualcuno della zona abbia trattato piante in fioritura con potenti veleni, magari proibiti. Per succhiare il nettare dei fiori le api non si allontanano dagli alveari per più di 2-3 chilometri. Ciò vuoi dire l'”avvelenamento” è qui vicino, ne potremmo risentire anche noi abitanti. Le api sono le sentinelle dell’ambiente: se questo è il risultato, allora c’è ancora molto da fare».
IL Gazzettino di Venezia – 1 giugno 2017