803 nanogrammi per litro: è la somma di Pfas riscontrata in un rubinetto di un’abitazione del centro di Montagnana. Una cifra preoccupante, visto che il limite fissato dall’Istituto Superiore di Sanità è di 500. Il dato è stato certificato dalla R&C Lab srl di Altavilla Vicentina, laboratorio specializzato a cui si è rivolto il gruppo di minoranza “Montagnana a Colori”.
Lo scorso 31 marzo è stato prelevato un campione d’acqua per monitorare la presenza degli inquinanti Pfas – i perlfluoro alchilici che derivano dall’attività delle concerie vicentine – nelle utenze di acqua potabile della città. «Non siamo tecnici e, pertanto, ci siamo affidati ad un laboratorio specializzato», spiega il portavoce del gruppo, Matteo Mardegan, che ha fatto un’interrogazione consigliare. «Non vogliamo creare allarmismo ma riteniamo sia necessario avere della informazioni il più possibile vicine alla realtà. Il responso delle analisi è chiaro: “I seguenti risultati sono non conformi al limite di legge”. Perché il Comune non ha condotto analisi in proprio come abbiamo fatto noi?».
Montagnana è tra i 21 Comuni veneti inseriti nella cosiddetta “area rossa”, quella in cui le concentrazioni di Pfas nell’acqua sono vicine ai limiti di emergenza. La città murata, assieme a Megliadino San Fidenzio e a parte del territorio di Urbana, attinge l’acqua potabile dalla fonte di Almisano, trattata dalla centrale di Madonna di Lonigo di Acque Veronesi. Cvs, l’ente gestore della risorsa idrica nella Bassa padovana, monitora costantemente il livello di Pfas in quest’area. Visitando il sito di Cvs è possibile constatare che nei mesi di gennaio, febbraio e marzo la somma di Pfas alla centrale di Lonigo è stata rispettivamente di 279, 243 e 267 nanogrammi per litro, dunque al di sotto dei 500 previsti dalla legge. Al consiglio comunale in cui Montagnana a Colori ha presentato l’esito dell’analisi erano peraltro presenti due referenti di Cvs, invitati dal sindaco.
Come risponde dunque l’ente a questo dato? «Cvs ha dato la massima disponibilità, effettuando un’analisi della stessa acqua prelevata in casa e pianificando un nuovo prelievo dallo stesso rubinetto oltre che al contatore», si legge in una nota di Cvs. «L’acqua che esce dal rubinetto è la stessa fornita in rete, per la quale tuttavia i valori riscontrati dalle analisi sono enormemente più bassi. Addirittura, i valori riscontrati in questo campione analizzato sono ben più alti dei livelli di inquinamento presenti nell’acqua non filtrata: appare quindi possibile che si sia verificato un errore e Cvs si è già reso disponibile con il privato per arrivare a un chiarimento».
La necessità di risolvere l’emergenza Pfas a Montagnana è comunque «in cima alla lista delle priorità temporali per la Regione», sottolinea il presidente di Cvs, Piergiorgio Cortelazzo. «L’intervento di estensione della rete da Ponso a Montagnana è fra i tre progetti prioritari regionali».
L’operazione permetterà di estendere a Montagnana l’attuale condotta Monselice-Ponso, sfruttando una produzione residua notturna della fonte di Camazzole, con la realizzazione di un apposito serbatoio a Montagnana. Saranno dunque diversificate le fonti e il Montagnanese potrà ricevere acqua pulita da est, anziché rifornirsi da ovest dove si è verificato l’inquinamento.