Maxi-screening Pfas anche sui lavoratori e sugli ex dipendenti della Miteni, industria chimica di Trissino. L’analisi del sangue e delle condizioni di salute dei residenti della «zona rossa», l’area a cavallo fra Vicentino, Bassa Veronese e Bassa Padovana dove la falda è più pesantemente contaminata, si allarga ad altre 450 persone. Lo conferma l’assessorato regionale alla Sanità e in queste settimane il Centro screening di Montecchio Maggiore sta definendo le modalità d’analisi.
Sono 450 i lavoratori a cui verrà esteso il monitoraggio regionale. Un centinaio sono operai e impiegati attuali della ditta di Trissino, altri 350 circa sono ex lavoratori «in quiescenza», oggi pensionati oppure occupati altrove. Palazzo Balbi conferma che la decisione è stata presa da qualche settimana e coinvolgerà anche chi non lavora più in Miteni per avere un quadro completo della situazione. Sarà l’Usl 8 ad effettuare lo screening. «Gli ex dipendenti verranno presi in carico dall’azienda sanitaria – spiega Giampaolo Stopazzolo, direttore del distretto sociosanitario dell’Ovest vicentino – mentre per i lavoratori attuali la procedura è in corso di definizione. Se a fare lo screening sarà la sanità regionale, è possibile che a Miteni venga chiesto di pagare le spese».
L’industria di Trissino è stata indicata nel 2013 da Arpav come al centro del caso del maxi-inquinamento dei composti perfluoroalchilici nella falda (di recente una sentenza del Tribunale delle acque ha esteso la responsabilità ad altre industrie dell’area). I dipendenti di Miteni sono già soggetti all’analisi periodica del sangue ma le Rsu chiedevano da tempo di più, ossia l’inserimento nel maxi screening: analisi del livello di Pfas nel sangue come anche di colesterolo ed emoglobina, esame delle urine e verifiche su eventuali patologie al sistema endocrino.
Ieri Jacopo Berti, consigliere regionale M5s, ha lanciato un nuovo allarme: «Per anni Miteni ha scaricato Pfas anche in atmosfera». Sulla base di una serie di documenti regionali, è partita l’accusa: «L’azienda di Trissino è stata autorizzata a emettere in aria 15 chili di Pfas l’ora fino al 1990, un altro disastro nel disastro: le persone li hanno respirati per anni».
Andrea Alba – Il Corriere del Veneto – 21 maggio 2017