Carlo Bertini. Ci sono volute notti di trattativa, poi l’intervento dei caschi blu Gentiloni e Boschi in una stanza a palazzo Chigi per sminare il campo di battaglia con incontri separati con le ministre Fedeli e Lorenzin; e infine due ore di discussione in consiglio dei ministri: alla fine il governo ce l’ha fatta a varare il decreto che pone l’obbligo dei vaccini per iscrivere i bambini a scuola. Ma solo fino a sei anni. Dopo scattano multe da 500 a 7.500 euro ai genitori che non vaccineranno i figli dai 6 ai 16 anni. Ma alla fine sembrano tutti contenti, nell’esecutivo, nella comunità scientifica e nel Pd: dove i seguaci di Renzi vantano un diritto di paternità, perché «se non fosse stato per Matteo che ha aperto la questione il decreto non ci sarebbe stato». Ed è proprio Renzi, che da tre mesi ha fatto di questo tema il suo maggiore investimento, il più contento: per la prima volta da dicembre si lascia andare ad un netto encomio del suo successore, «molto bene» per quella che un senatore a lui vicino Andrea Marcucci definisce non a caso «la prima vittoria di Matteo» in questa nuova fase.
Una vittoria che andrà gestita bene, non a caso Gentiloni mette l’accento sul termine «gradualmente» perchè il processo potrebbe creare più di un problema se vi fosse una corsa improvvisa a vaccinarsi. Il nuovo piano di vaccinazione entrerà in «modo graduale, visto il sistema sanzionatorio e la necessità di aggiornare e coinvolgere le famiglie», chiarisce il premier. «Evitiamo che le difficoltà si trasformino in emergenze», dice per giustificare l’uso di un decreto nato anche «per contrastare teorie antiscientifiche».
Il braccio di ferro andato avanti per una settimana tra le ministre della Sanità e dell’Istruzione, mosse dalla volontà di tutelare i due diritti costituzionali, va avanti fino all’ultimo e finisce in pareggio. Porre l’obbligo fino alle medie, chiedeva Lorenzin. No fino a sei anni, ribatteva Fedeli. Che è riuscita a imporre la linea delle multe: la formula partorita dalla mediazione Boschi-Gentiloni prevede l’obbligo fino a sei anni, pena la mancata iscrizione a scuola, e lo scatto di sanzioni da 10 a 30 volte più alte di quelle previste oggi per i genitori che non provvedano a vaccinare i figli iscritti a scuola fino ai sedici anni. Sanzioni che quando il decreto arriverà in parlamento qualcuno magari vorrà trasformare in obbligo, visto che in sede di emendamenti si riaprirà il caso politico.
Basta dire che in consiglio dei ministri il Guardasigilli Orlando ha chiesto di renderle progressive in base al reddito. E altri due ministri Pd come Martina e la Madia hanno voluto rassicurazione sulla gratuità dei vaccini in tutta Italia. Finita la partita, comunque la Lorenzin può vantare di aver strappato il decreto e l’aumento da 4 a 12 dei vaccini obbligatori. Quello che gli scienziati giudicano «una svolta epocale». E a scanso di equivoci, la titolare della Salute avverte minacciosa: «Qualora vi sia una situazione di allarme, c’è il potere di ordinanza, che certamente non ho timore di esercitare». «Il diritto costituzionale all’istruzione è garantito», si compiace la Fedeli. Ma il virologo Burioni la attacca: «No, le sue dichiarazioni non mi sono piaciute per nulla. I bambini non vaccinati a causa della superstizione dei genitori sono un pericolo per tutti gli altri bambini, in particolare per quelli malati che non si possono vaccinare. Questi bambini sfortunati hanno un diritto allo studio altrettanto sacrosanto quanto i non vaccinati».
Un tema così popolare da costituire un fulcro della campagna elettorale permanente tra i due contendenti: mentre Di Maio sostiene che «il Pd parla di vaccini per coprire i suoi scandali di corruzione», dal segretario Dem continua il bombardamento contro i 5stelle: «Siete padri e madri, schieratevi dalla parte della scienza e non degli apprendisti stregoni», è l’appello di Renzi ai sindaci polemizzando con i grillini che in Campidoglio si sono astenuti su una mozione Pd per le vaccinazioni obbligatorie.
La Stampa – 20 maggio 2017