Greenpeace lancia l’allarme-inquinamento da Pfas (sostanze perfluoro alchiliche) in molte acque italiane e in particolare in mezzo Veneto, in particolare nelle province di Vicenza (dove l’azienda «Miteni» è nel mirino), Verona e Padova. Ma l’avvelenamento, secondo gli ambientalisti, sarebbe anche dove non sembrava. Cioè in Polesine: secondo il report «Non ce la beviamo», stilato dall’organizzazione ambientalista, i comuni inquinati sarebbero Polesella e Occhiobello. Il dossier di Greenpeace esamina i dati sull’acqua potabile raccolta ad aprile in scuole primarie e fontane pubbliche di 25 comuni veneti.
Ma le voci delle istituzioni smentiscono l’allarme-inquinamento da Pfas, medesima linea di risposta adottata anche dai vertici della Regione. «Un anno fa, quando era esploso il caso-Pfas anche in Polesine, il dipartimento di Igiene pubblica aveva effettuato controlli mirati – spiega il direttore generale dell’Usl 5 “Polesana”, Antonio Compostella – Si era registrato un lieve rialzo, ma tutto era entro i parametri di legge. Per rassicurare i cittadini faremo altri controlli e, se sarà il caso, interverremo, ma non vi è alcuna emergenza».
Anche dal Comune di Occhiobello giungono rassicurazioni da parte del primo cittadino, Daniele Chiarioni. «Ci riferiamo ai dati delle analisi di Polesine Acque che dimostrano la potabilità delle nostre acque e valori dei Pfas ben al di sotto della soglia stabilita. E i monitoraggi sono in corso da tempo» spiega Chiarioni.
Il Comune ai confini con l’Emilia Romagna ha interpellato il direttore di «Polesine Acque», l’ingegner Roberto Segala, che spiega i dati degli ultimi campionamenti dello scorso aprile. «Il ministero della Salute ha definito limiti di performance della somma delle concentrazioni Pfas pari a 500 nanogrammi – spiega il manager – Per Occhiobello parliamo di un valore attorno a 26, per cui ampiamente al di sotto della soglia dei requisiti di sicurezza».
Il consiglio regionale sul caso-Pfas ha approvato l’istituzione di una commissione d’inchiesta.
Anche Leonardo Raito, sindaco di Polesella e presidente dell’Ato acqua, l’autorità di bacino che gestisce e orienta la gestione idrica in Polesine, ha richiesto controlli specifici dei dati del report di Greenpeace ai tecnici dell’Ato. E a «Polesine Acque» ha domandato campionature più aggiornate sulla composizione chimica dell’acqua. «Solo in caso di situazione di rischio per l’acqua potabile mi attiverò subito affinché la nostra centrale di potabilizzazione possa avere trattamenti più sicuri per i cittadini – spiega Raito – Giusto parlare e sensibilizzare le persone su questi argomenti, ma non fare allarmismo».
Intanto la Regione Veneto minaccia di denunciare Greepeace da cui arriva la replica. «Non accettiamo lezioni sulla scientificità sui nostri campionamenti che sono più dettagliati di quelli effettuati dalle autorità – risponde Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace – La Regione Veneto ascolti gli scienziati e i cittadini preoccupati e indignati. Paradossale che non abbia ancora adottato provvedimenti efficaci per fermare gli scarichi di Pfas e promuovere una riconversione industriale di tutti quei processi responsabili dell’inquinamento».
Natascia Celeghin – Il Corriere del Veneto – 17 maggio 2017