In Finlandia non hanno neanche aspettato l’arrivo delle primissime monetine da 1 e 2 centesimi di euro, per cancellarle. Contestualmente all’avvento della moneta unica, nel gennaio 2002, Helsinki decise per l’arrotondamento dei prezzi ai 5 centesimi più vicini. Decisione seguita due anni dopo dall’Olanda, nel 2010 dall’Irlanda, e nel 2014 dal Belgio. Tutti Paesi dove le monetine più piccole della divisa europea, pur mantenendo pieno corso legale, non vengono usate. Anche perché produrle costa più del loro valore nominale.
Il prossimo Paese europeo ad abbandonare i piccoli centesimi potrebbe essere proprio l’Italia se passasse l’emendamento alla manovra correttiva, all’esame della Camera, presentato ieri dal Pd. La proposta, primo firmatario Sergio Boccadutri (che già nel 2013 tentò invano) prevede che i risparmi della mancata coniazione delle monetine da 1 e 2 centesimi (compito delle banche centrali nazionali, quella olandese, tagliandola, risparmia 36 milioni di euro l’anno) sia destinato al Fondo per la riduzione del debito pubblico. E che il ministero dell’Economia stabilisca i criteri per l’arrotondamento dei prezzi ai 5 centesimi più vicini.
Operazione che secondo alcuni rischia di determinare un aumento dell’inflazione, ma che nei Paesi europei dove è già praticata è sempre stata sostenuta dalle associazioni dei consumatori. In Belgio, Olanda, Finlandia e Irlanda, per giunta si arrotonda solo il conto finale della spesa, e non i singoli prodotti, e solo per i pagamenti in contanti: 1, 2, 8 e 9 centesimi si arrotondano a zero mentre 3, 4, 6 e 7 centesimi si arrotondano a 5. I centesimi di euro, compresa la moneta da 5, rappresentano l’80% di tutte le nuove monete coniate nella zona euro. Una produzione decisamente antieconomica, visto che il conio della moneta da 1 centesimo ne costa 4,5 mentre per quella da 2 centesimi ce ne vogliono 5,2.
Gli emendamenti presentati alla manovrina dichiarati ammissibili sono 1.600 sugli oltre 2.500 presentati. Tra i non ammessi, l’emendamento di Fratelli d’Italia per ridurre l’Iva al 4% per i prodotti per l’infanzia e i sostituti del pane, e quello di Enrico Zanetti (Sc-Ala) sulla flat tax per i pensionati stranieri che si trasferiscono in Italia. Lo stesso Zanetti e alcuni deputati Pd propongono la proroga della rottamazione delle cartelle Equitalia a fine anno, mentre il Pd suggerisce il rinvio dell’estensione dello split payment al 2018. Difficile, visto che da lì arriva la copertura di mezza manovra.
Il Pd ha ripresentato un emendamento, già bocciato in passato, che subordina la revisione auto al pagamento del bollo. Tantissimi gli emendamenti per introdurre una forma di pagamento dei piccoli lavori alternativa ai voucher: c’è chi pensa agli assegni (M5S), chi a una carta (Lega), chi ai coupon (Ap), chi a un Libretto familiare (Pd). Il giudizio della Commissione Ue sulla manovra, atteso oggi, slitterà alla prossima settimana.
Mario Sensini – Il Corriere della Sera – 16 maggio 2017