Un grande corteo in bici bloccando le strade dell’Ovest Vicentino per dire «no» all’acqua contaminata da Pfas. Centinaia di partecipanti alla «Marcia dei p-fiori» domenica partiranno da Montecchio Maggiore con dei fiori nei cestini: direzione Trissino, li pianteranno nelle aiuole di fronte all’industria Miteni. Ma le iniziative contro i temuti Pfas non si fermano qui. Nei giorni scorsi Greenpeace ha analizzato i dati degli Pfas nell’acqua potabile veneta, scoprendo che in vari Comuni nel 2016 sono stati superati i livelli che sarebbero consentiti in Usa e Svezia (molto più bassi): per fare solo un esempio relativo al 2016, a Montagnana ci sono stati 101 superamenti su 104 campioni analizzati. Dalla Regione però si controbatte seccamente: «L’acqua del Veneto è potabile».
La protesta pacifica, organizzata dai comitati «Acqua Bene Comune» a cui partecipano anche il Movimento 5 Stelle e le sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil e Usb, è la seconda edizione del corteo. Una manifestazione analoga aveva visto più di 500 partecipanti nel 2016. In quell’occasione il corteo aveva preso il nome di Marcia dei «P-fiori» (dove la «p» richiama i composti perfluoro-alchilici da cui risulta inquinata un’enorme area di falda fra Ovest Vicentino, Bassa Veronese e Bassa Padovana). Con la manifestazione i comitati chiedono interventi sull’acqua del rubinetto: «Va garantito un approvvigionamento da fonti sicure, i limiti degli Pfas vanno portati a zero, va dato libero accesso alle analisi del sangue a tutti i residenti» sono le richieste. Unitamente alla proposta di «sequestro e bonifica» della Miteni e la richiesta di indennizzo dei danni, oltre a un «piano di tutela per i suoi lavoratori». La multinazionale chimica, al centro di un’indagine aperta dalla procura sul caso Pfas, è stata indicata da Arpav nel 2013 come responsabile (anche se una recente sentenza del Tribunale delle acque ha indicato anche altri produttori dell’area). Intanto, nei mesi scorsi Greenpeace ha ottenuto da Regione e Usl i dati sull’acqua potabile erogata nel 2016 in Veneto. È stato stilato un elenco di 25 Comuni (con 132mila abitanti) dove si è sforato una o più volte il livello massimo consentito negli Usa (70 nanogrammi per litro di due composti Pfas) e una lista parallela di 33 Comuni (con 195mila abitanti) dove sarebbe stato superato anche il limite svedese, 90 nanogrammi per litro di Pfas in tutto. «La Regione ci dimostri la maggior tolleranza dei veneti rispetto ad americani e svedesi» chiede ironicamente l’associazione. L’assessore veneto all’Ambiente, Giampaolo Bottacin, replica ricordando come l’ente regionale abbia speso oltre 500mila euro l’anno di interventi dal 2013 e avviato un maxi-monitoraggio. E ribadisce la salubrità dell’acqua potabile veneta: «Non supera in nessun modo i parametri stabiliti».
Andrea Alba – il Corriere del Veneto – 10 maggio 2017