Maurizio Tropeano. Ci sono due numeri che raccontano come una delle possibili risposte contro le fake del cibo siano i controlli. Nel primo quadrimestre 2017 sono stati sequestrati dall’Ispettorato centrale della tutela qualità e repressione frodi (Icqrf) del ministero delle politiche agricole prodotti alimentari per un valore di 59,3 milioni. Nello stesso periodo del 2016 i prodotti sottratti all’agro-pirateria avevano un valore di 3,29 milioni. «Abbiamo strumenti di contrasto importanti e una attività continua di tutte le forze competenti, ma il fenomeno contraffazione e falso non accenna a diminuire. Servono norme più stringenti per scoraggiare i reati», spiega Susanna Cenni, capogruppo Pd in commissione indagine sul fenomeno della contraffazione.
Del resto, almeno secondo i risultati dell’indagine Ixè/Coldiretti, quasi 1 italiano su 3 ritiene che i casi di frode e contraffazione alimentare dovrebbero essere puniti con l’arresto. «La riforma – spiega il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, – dovrà essere esaminata in uno dei prossimi consigli dei Ministri perché rappresenta un tassello importante della strategia per la legalità nelle filiere agroalimentari».
Pene più severe dovrebbero permettere di rafforzare anche il sistema dei controlli dove «siamo leader e non a caso il nostro sistema viene considerato un modello dagli altri Paesi», aggiunge Martina. Le strategie di contrasto ai reati agroalimentari si sono innovate «concentrandosi su tutta la filiera di alcuni settori, in modo da evitare di porre l’attenzione solo a valle o monte e così intercettare in qualsiasi passaggio quei momenti che possono essere utilizzati da personaggi non corretti a danno delle regole di mercato e della salute del cittadino», spiega il generale Claudio Vincelli, comandante dei Nas. Senza dimenticare che «l’innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono ancora più pericolose le frodi agroalimentari», aggiunge il presidente della Coldiretti. Per Roberto Moncalvo «è arrivata l’ora di stringere le maglie con la riforma dei reati in materia agroalimentare».
Da questo punto di vista l’Italia è l’unico paese al mondo «ad aver chiuso accordi e collaborazioni con le grandi piattaforme di commercio elettronico, come eBay, Amazon e Alibaba, per rimuovere dagli scaffali virtuali i falsi prodotti agroalimentari Made in Italy: dal finto olio Dop al Parmesan», spiega Martina. Ma non c’è solo la repressione. Dal suo punto di vista l’altra strada da seguire è quella della massima informazione ai consumatori: «Per questo ci siamo battuti per l’origine del latte in etichetta e stiamo lavorando sulle filiere del riso e grano pasta. Informare i cittadini è una chiave centrale per contrastare il falso cibo».
La Stampa – 7 maggio 2017