Ogni anno in Italia si verificano circa 2mila casi di batteriemie da Enterobatteri resistenti ai carbapenemi, antibiotici di ultima linea per infezioni da batteri multi-resistenti, la maggior parte in pazienti di età compresa tra 65 e 80 anni, ricoverati per lo più in unità di terapia intensiva, ma anche in reparti medici e chirurgici. Il batterio più frequente è Klebsiella pneumoniae, resistente ai carbapenemi e/o produttore di carbapenemasi (CPE), responsabile del 96,8% dei casi segnalati, mentre nel 3,2% dei casi è E. coli.
L’incidenza nel 2016 è risultata 3 su 100mila abitanti, ma sale a oltre 8 nell’anziano. Le batteriemie hanno riguardato per il 62% soggetti di sesso maschile, con età media di 65,4 anni e mediana di 68. L’84% dei pazienti si trovava in ospedale al momento dell’insorgenza della batteriemia.
Sono i dati presentati oggi in occasione della Giornata mondiale del lavaggio delle mani e a Roma, nel corso del convegno Antibiotico-resistenza in Italia: problemi attuali e impegno per il futuro. La ricerca è stata effettuata su dati dell’Istituto Superiore di Sanità sul sistema di sorveglianza delle batteriemie da enterobatteri resistenti ai carbapenemi del ministero della Salute. Il sistema di sorveglianza è attivo dal 2013.
I dati dei primi 3 anni di sorveglianza indicano da una parte una progressiva aderenza delle regioni alla sorveglianza, dall’altra una probabile sottonotifica in alcune aree del Paese e suggeriscono la necessità di rafforzare e sostenere questa attività.
L’Organizzazione mondiale della sanità quest’anno ha lanciato slogan “Fight antibiotic resistance… it’s in your hands” (Combattere la resistenza agli antibiotici… è nelle tue mani) l’ ha voluto focalizzare l’attenzione degli operatori sanitari sull’importanza del lavaggio corretto delle mani per prevenire le infezioni correlate all’assistenza e, conseguentemente, per prevenire fenomeni di resistenza agli antibiotici.
La mortalità associata alle batteriemie è almeno del 30%
Il batterio Klebsiella pneumoniae, oltre a batteriemie, può causare infezioni urinarie e polmoniti ed è anche frequentemente associato a resistenza nei confronti di altri antibiotici. L’Italia è un paese che si può considerare “iperendemico”, al secondo posto in Europa, dopo la Grecia, per incidenza, in base ai dati dello studio EuSCAPE (recentemente pubblicato su Lancet Infectious Diseases).
I dati europei
Ogni anno, nell’Unione europea, si stima che circa 3,2 milioni di pazienti si ammalano per infezioni contratte durante la permanenza in strutture ospedaliere. Di questi, circa 37 mila muoiono a causa di conseguenze correlate a tali infezioni. I dati europei sono pubblicati dall’ECDC nel rapporto “Economic evaluations of interventions to prevent healthcare-associated infections – literature review”, ad aprile 2017. Il documento punta a supportare i decisori che si occupano di controllo e prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza (ICA), identificando e riassumendo le principali valutazioni economiche e di costo-efficacia già esistenti sul tema su strategie di prevenzione come l’igiene delle mani, l’equipaggiamento, gli screening, l’isolamento e la disinfezione.
Il Sole 24 Ore sanità – 5 maggio 2017