Padova: nelle piazze solo prodotti tipici. Firenze: cucina locale obbligatoria al ristorante. Venezia: mai più kebab e street food
Basta kebab, pizze al taglio, pasta al sugo. Venezia ha deciso di bloccare le nuove aperture, poi per quelle che già ci sono introdurrà nuove norme che potrebbero costringere qualche take away a chiudere la serranda. E’ la difesa del centro storico dai turisti mordi fuggi e dall’uso indiscriminato della città. E’ l’operazione decoro del sindaco Luigi Brugnaro che va incontro agli «appunti» dell’Unesco che aveva minacciato di inserire Venezia nella «black list» dei patrimoni dell’umanità a rischio (ma è pronto un piano di interventi più ampio sulla salvaguardia: dai flussi turistici alle grandi navi). «Il proliferare di attività di vendita e consumo take away ha visto un abbassamento dello standard di qualità del prodotto e favorisce una percezione negativa non solo al residente ma anche al visitatore»», ha detto l’assessore leghista al Commercio Francesca Da Villa.
Il problema è che il Comune non può far tutto da solo, anzi per legiferare in questa materia è necessaria — come prevede il decreto Calenda del novembre 2016 — l’intesa con la Regione. E qui la strada si fa in salita perché Palazzo Balbi pare non voglia accogliere le proposte di Venezia, subordinando le richieste al nuovo regolamento che starebbe redigendo per tutte le città del Veneto. Ma come spesso ripetono a Ca’ Farsetti, Venezia ha una sua specificità anche su questo. «Intanto mettiamo un piede in Regione poi vediamo di trovare un accordo», ha sussurrato qualche consigliere fucsia all’approvazione ieri pomeriggio della delibera da parte del consiglio comunale.
Il divieto a nuovi take away vale per tutta la città antica, comprese le isole di Murano e Burano, mentre sono escluse Lido e Pellestrina. Riguarda la vendita e la produzione di alimenti finalizzati al consumo in strada, escludendo le gelaterie, ritenute imprese «artigiane». Niente più quindi piazze al taglio, pazza al sugo da passeggio e kebab. Anche perché oggi si incontrano nove gastronomie, una friggitoria, due kebab, venti pizza e kebab, una paninoteca, 53 attività di pizza al taglio da asporto, trenta di ristorazione senza somministrazione e altri quattro a vario titolo. Che si sommano alle centinaia di bar sparsi in tutto il territorio, non messi in discussione e su cui si è aperta una discussione in consiglio comunale. «Bene bloccare i nuovi take away ma tutti gli altri negozi in cui il cibo di asporto non è l’attività preminente ma che viene altrettanto consumato?», critica il Movimento Cinque stelle, che è riuscito a far introdurre anche il divieto di apertura di nuovi distributori automatici di cibo.
Alla fine la delibera è stata votata dalla stragrande maggioranza del consiglio comunale, mettendo insieme maggioranza e opposizione (Pd compreso mentre Felice Casson è uscito dall’aula), con la sola esclusione di Cinque Stelle e Gruppo Misto (che si sono astenuti) e della Lega Nord che invece ha votato contro, nonostante il ruolo in maggioranza e due assessori in giunta. Ma proprio la presenza di Francesca Da Villa ha portato i due consiglieri del Carroccio (Giovanni Giusto e Silvana Tosi anche se quest’ultima ha sottolineato alcune lacune del provvedimento e la contrarietà della Regione) a votare contro il provvedimenti sui take away. L’assessore al Commercio aveva infatti aperto una crepa all’interno della Lega dopo il mancato voto contrario al ricorso del Comune sul referendum di separazione tra venezia e Mestre, portando il partito provinciale a «sfiduciarla».
Non a caso il consigliere di Forza Italia Saverio Centenaro ha sottolineato le sue preoccupazioni sul proseguo dell’iter: «Questo è un voto di sfiducia all’assessore del Carroccio, non vorrei che per ripicche di partito ci rimettesse la città». Mentre il Pd Nicola Pellicani nel sottolineare «Palazzo Balbi convitato di pietra», ha auspicato un confronto anche in commissione con la Regione. «Avanti così, con umiltà e a piccoli passi si cambia », ha twittato in serata Brugnaro.
Francesco Bottazzo – Il Corriere del Veneto – 5 maggio 2017