I tagli alla spesa sanitaria “hanno raggiunto l’osso”. Il governo ha quindi deciso di passare all’altro fondo delle Regioni aggredibile: il trasporto pubblico locale. Così l’assessore regionale all’Economia Crescita Semplificazione della Lombardia, Massimo Garavaglia ha illustrato la situazione delle Regioni parlando alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, riunite per le audizioni sulla ‘manovrina’.
I fondi regionali che possono essere aggrediti sono due, spiega l’assessore: il primo è quello sanitario, dove “si è arrivati al livello di guardia”. Per questo ora si comincia ad attaccare il trasporto pubblico locale” anche se ”non ci risulta che nel nostro Paese ci sia la necessità di tagliare i fondi del trasporto pubblico locale. ‘Questa è la novità della manovra” omnibus, ha concluso Garavaglia.
In questo senso, ma anche per le altre scelte fatte con la manovrina, le Regioni chiedono un “Patto per la crescita pluriennale” da definire prima dell’apertura della sessione di bilancio 2018. Garavaglia ha affermato che è necessario un “incremento degli investimenti” e interventi sul “Fondo sviluppo e coesione”, con un’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse.
Sul tema del sociale, i fondi – ha osservato Garavaglia – “sono stati intaccati in maniera pesante”: le regioni si impegneranno a fare la loro parte ma vanno trovate altre risorse o “non facciamo una bella figura come sistema Paese”. La spesa sanitaria ha raggiunto il 6,4% del prodotto interno lordo; il limite indicato sotto il quale diminuisce l’aspettativa di vita è del 6,4%; “non è un caso che quest’anno è diminuita l’aspettativa di vita. Scelta politica che ha delle conseguenze”.
Garavaglia ha rivendicato il comportamento delle Regioni per quanto riguarda il debito e la spesa in confronto all’amministrazione centrale: dal 2014 al 2017 il debito dell’amministrazione centrale – ha detto – è aumentato di 140 miliardi mentre si è ridotto di 10 miliardi nelle amministrazioni locali.
Per quanto riguarda il contenimento della spesa, le Regioni hanno ridotto le spese dell’11%, al contrario delle amministrazioni centrali. E nell’acquisto di beni servizi le amministrazioni centrali hanno registrato un aumento del 5%, contro la riduzione del 25% delle Regioni che, inoltre, sono sottoposte l’equilibrio di bilancio dal 2015.
“Le Regioni sono arrivate a un equilibrio di bilancio già nel 2015, mentre lo Stato centrale lo rimanda di anno in anno. E al tutto ci sono da sommare 2,7 miliardi di avanzo che le Regioni sono tenute a tenere, soldi che poi servono alle casse centrali di uno Stato che, appunto, rimanda i suoi impegni”.
Garavaglia ha anche elencato le cose che non vanno nella manovrina.
“L’articolo 39 della legge di manovra (trasporto pubblico locale) vanifica se stesso e per come è scritto è incostituzionale, per cui è pacifico che arriveranno ricorsi. Ma soprattutto sarà abrogato perché riduce la spesa per il trasporto pubblico locale (tpl) prevedendo tra l’altro una sanzione per quelle Regioni che non dovessero erogare il dovuto alle Province”.
E ha aggiunto: “Il taglio di 70 milioni al Tpl fatto ‘in corsa’, quindi con contratti in essere, comporterà non pochi problemi alle aziende di trasporto. Il governo – ha sottolineato – dovrebbe far sapere ai cittadini che senso ha una decisione di questo tipo”.
Garavaglia ha quindi chiesto di incentivare il ruolo attivo degli enti territoriali nelle attività di recupero dell’evasione fiscale, con l’approvazione di un decreto ministeriale sulla compartecipazione Iva ovvero prevedendo la procedura automatica come per gli altri tributi attribuiti alle Regioni, impegno già previsto dalla risoluzione al Def. In tema di trasporto pubblico locale, le Regioni chiedono l’abrogazione dell’articolo 39 del decreto, perché incostituzionale e in contrasto con l’articolo 27 della ‘manovrina’ “che incentiva i pagamenti della P.A. verso i fornitori elevando all’80% gli acconti in favore delle regioni per il Tpl”. “Si tradurrebbe – sostengono le Regioni – in una riduzione degli acconti alle aziende di trasporto pubblico del 20%”, applicabile solo per il 2017.
E sulla manovrina oggi i presidenti delle Regioni approveranno e invieranno al Governo un documento di cui per ora hanno messo a punto una bozza, con venti richieste di emendamenti, tra cui quello per favorire, appunto, gli investimenti, ma anche per la proroga della disciplina del disavanzo da debito autorizzato e non contratto e per l’attribuzione alle regioni del gettito derivante dalla lotta all’evasione fiscale.
In particolare sulla sanità, i governatori chiedono nel documento norme per l’utilizzo dei fondi in Sanità, prevedendo che la Regione sia autorizzata ad assumere impegni sul 2016 per la parte corrispondente, compresi quelli che derivano dalle economie sullo stesso anno, entro i termini previsti per l’approvazione da parte del Consiglio regionale del rendiconto 2016. Una norma che, spiegano le Regioni, si rende necessaria in quanto a dicembre 2016 sono state accreditate somme che non è stato possibile impegnare entro la fine dell’esercizio. E sottolineano nel documento che comunque “la norma non comporta oneri per la finanza pubblica trattandosi di somme già contabilizzate ai fini dell’indebitamento netto”.
Per quanto riguarda il personale, le Regioni chiedono per il 2017 e il 2018 di portare la percentuale prevista per il turn over dal 25% al 75% per le Regioni che rispettano l’equilibrio di bilancio e il parametro di spesa previsto dal comma 557 quater della Finanziaria 2007. Si tratta in realtà du un comma aggiunto dalla legge 114/2014 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90 ‘Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari’) che contiene “misure urgenti per l’efficienza della p.a. e per il sostegno dell’occupazione” e prevede che “ai fini dell’applicazione del comma 557 (sulla riduzione delle spese di personale, ndr), a decorrere dall’anno 2014 gli enti assicurano, nell’ambito della programmazione triennale dei fabbisogni di personale, il contenimento delle spese di personale con riferimento al valore medio del triennio precedente alla data di entrata in vigore della presente disposizione”.
Sulle politiche sociali, infine, le Regioni hanno due versione dell’emendamento sul finanziamento del fondo. La prima prevede le disponibilità in conto residui nel fondo siano riassegnate nel 2017 per integrare il finanziamento del Fondo politiche sociali e le risorse per l’esercizio delle funzioni relative l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con disabilità fisiche o sensoriali. La seconda che le disponibilità (non più solo quelle in conto residui) siano utilizzate nell’anno 2017 anche per integrare il finanziamento del Fondo politiche sociali e le risorse per l’esercizio delle funzioni relative l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con disabilità fisiche o sensoriali. “La legge 232/2016 – commentano le Regioni negli emendamenti – prevede un contributo di 75 milioni per tali funzioni per il solo esercizio 2017 (stante una funzione con carattere di continuità) ben al di sotto delle effettive esigenze finanziarie per l’esercizio che dal Governo sono stimate in circa 132 milioni di euro”.
Quotidiano sanità- 4 maggio 2017