Al via uno studio per valutare la diffusione della zanzara tigre in un territorio a basso rischio come il Bellunese e in uno ad alto come Padova. Il test sarà utile per valutare se le protezioni di barriera come le zanzariere o i vari prodotti repellenti usati dall’uomo sono efficaci contro questi insetti.
La notizia, che ha destato particolare interesse nel pubblico, è stata data dal capo del dipartimento di medicina trasfusionale dell’Usl 1 Dolomiti Stefano Capelli ieri durante l’assemblea annuale dell’Associazione bellunese donatori di sangue riunitasi per l’elezione dei nuovi organi dirigenti. Tramite un prelievo di sangue si vedrà se i soggetti sono stati punti e se hanno sviluppato degli anticorpi a delle precise proteine che sono state isolate nei laboratori universitari.
Ad essere chiamato sarà un campione di 150 persone sia a Belluno sia a Padova. I loro prelievi saranno inviati direttamente all’Università la Sapienza di Roma che sta conducendo lo studio commissionato dall’Istituto superiore di sanità in collaborazione con l’Istituto zooprofilattico delle tre Venezie. I test ematici saranno eseguiti nel periodo tra maggio e giugno, quando teoricamente tornano a farsi vive le zanzare dopo la pausa invernale, e poi rifatto tra ottobre-novembre, cioè quando finisce la stagione di attività di questi fastidiosi insetti. Questo servirà per capire quanta popolazione è stata esposta ai loro morsi e quindi l’incidenza delle zanzare nel territorio.
Per fare questo prelievo sarà richiesto un consenso specifico al donatore. «Dovremo valutare con questi due prelievi in due momenti precisi dell’anno se gli stessi donatori hanno subito una variazione seriologica passando da una situazione di negatività alle specifiche proteine rilasciate dalle zanzare al momento del morso e isolate in laboratorio a una di positività, cioè se sono stati punti e quale è la proteina che si riscontra maggiormente. In base a questo si vedrà quanto siano diffuse e come ci si può difendere dai loro morsi», ha precisato meglio Capelli. Si dovrà capire quindi la diffusione delle zanzare e se realmente il Bellunese è una zona a basso rischio, verificare quale sia l’incidenza sulla popolazione e la risposta che viene dal soggetto morso.
Il dirigente del dipartimento ha precisato che «sono state isolate una serie di proteine nella saliva delle zanzare, proteine che stimolano, una volta inoculate nell’uomo, una risposta anticorpale. Lo scopo dello studio è quindi utilizzare la saliva di questi insetti a scopi epidemiologici».
Il Mattino di Padova – 25 aprile 2017