La parola d’ordine è studiare i modelli regionali migliori e provare a migliorare quelli. Mettendo sul piatto una proposta entro giugno-luglio. Partire dalle best practice, insomma. Perché nel vespaio ticket, con 21 sistemi fai-da-te basati su criteri diversi e, anche su condizioni di partenza e di controllo estremamente variegate, è proprio difficile riportare ordine. Ci proverà il tavolo tecnico operativo da oggi al ministero della Salute: presenti, la ministra Beatrice Lorenzin, il direttore generale della Programmazione Andrea Urbani, assessori e tecnici regionali – in prima fila il coordinatore degli assessori Antonio Saitta (Piemonte) e il suo vice Sergio Venturi (Emilia Romagna), il Mef e l’Agenas, con l’assessore veneto Luca Coletto.
L’idea, come spiega Saitta, è stringere sui tempi andando al sodo: «In una prima fase, affidata essenzialmente ai tecnici, si tratterà di raccogliere le informazioni esistenti per capire le ricadute che le soluzioni regionali stanno avendo sui cittadini. I macro dati non ci mancano: ciò che serve ora è “tirare fuori” i dati disaggregati, i soli che ci permettano di arrivare a proposte accettabili ed eque. Perché l’obiettivo resta quello di attuare l’articolo 8 del Patto per la salute: rivedere la compartecipazione evitando che rappresenti una barriera per l’accesso ai servizi e alle prestazioni, salvaguardando equità e universalismo. La preoccupazione principale è di evitare che ticket troppo elevati portino i pazienti ad andare verso il privato. Questo è un problema che affronteremo».
I nuovi criteri si ispireranno con ogni probabilità al modello Isee. «Tenere conto della composizione economica, cioè del reddito, ma anche di quella numerica del nucleo familiare – aggiunge Sergio Venturi – è importante per il raggiungimento di un’effettiva equità. E perché prenda finalmente corpo l’idea di un ticket unico nazionale, occorre studiare un meccanismo che sia il più possibile semplice. Efficace e “giusto”, per quanto perfettibile».
Le simulazioni affidate al gruppo dei tecnici andranno a verificare i risultati di quanto fatto fino a oggi, andando a pescare in giro per l’Italia: in Emilia Romagna e in Toscana, ad esempio, dove si ragiona per fasce di reddito; o in Veneto dove si è scelto di penalizzare l’inappropriatezza degli accessi in pronto soccorso – non a caso Coletto oggi ha rilanciato: «Facciamo pagare i codici verdi e abroghiamo il superticket sulle visite» – oppure in Lombardia dove si stana l’evasione. Un grande buco nero, se si pensa alle Regioni dove il 90% dei cittadini è esente. E?qui rimboccarsi le maniche, intensificando i controlli spetterà, oltre che al Mef, ai singoli governatori.
Il Sole 24 Ore sanità – 20 aprile 2017