Un piccolo esercito di 298 mila persone, ecco i forzati veneti del lavoro: quelli che la domenica e le feste consacrate (quasi sempre) le passano come normali giorni feriali, dietro il bancone del bar o della pasticceria, nella cucina del ristorante o ad accogliere clienti in hotel e negozi. In Veneto, i lavoratori dipendenti sono circa 1,6 milioni e il 18,6 per cento del totale, poco di più che un veneto su cinque, è in servizio di domenica e, è il caso di autisti di bus, treni, personale sanitario e delle forze dell’ordine, a Pasqua e Pasquetta, a Natale e Santo Stefano o a Ferragosto.
Il tema del lavoro domenicale ha acceso polemiche e dibattiti infuocati ma, a guardare le statistiche, il Veneto non è tra le regioni con il più alto tasso di personale impegnato nei festivi. A rivelarlo, uno studio della Cgia che ha stilato la classifica delle regioni con più dipendenti che la domenica, invece di riposare, sono al lavoro. E il Veneto è al quint’ultimo posto, seguito da Campania, Emilia Romagna, Marche e Lombardia. Sul podio, invece, Valle d’Aosta (29,5 per cento), Sardegna (24,5) e Puglia (24). «Buona parte del Paese è a vocazione turistica, per questo c’è maggior propensione a lavorare anche nei week end», dice Renato Mason, segretario di Cgia.
Lo studio ha verificato quali sono i settori «stacanovisti». Al primo posto ci sono hotel e pubblici esercizi, al secondo i commercianti e al terzo la categoria generica della «pubblica amministrazione»: vigili del fuoco, forze dell’ordine, autoferrotranvieri, medici e infermieri. «Solo il 18,6 per cento? – si chiede Marco Michielli, presidente di Confturismo del Veneto – Pensavo che i numeri fossero più alti ma in effetti, nel nostro settore, è difficile trovare personale». La filiera turistica non conosce giorni di chiusura e pochi, per Michielli, sono disponibili a sacrificare domeniche e feste. Massimo Zanon, presidente di Confcommercio Veneto, non è stupito, invece, dal 18,6 per cento. «È’ vero, il lavoro domenicale è aumentato ma, di contro, sono diminuite le fabbriche», riflette. Metallurgia e chimica, ad esempio, operano a ciclo continuo, ossia h24 e gli addetti si turnano perché le macchine non si fermano mai. «È cresciuto il lavoro festivo nella grande distribuzione e a cascata, per sopravvivere alla concorrenza, hanno iniziato a tenere aperto sempre i piccoli – conclude -, ma ci sono meno operai e industrie pesanti, per questo siamo al 18,6».
Dopo un Natale acceso dalle proteste per la scelta di Carrefour di lavorare a Santo Stefano, in Veneto nessun centro commerciale oggi è aperto, domani invece (fatto salvo Coop e Ikea) sono tutti al lavoro. Ma non sono solo i commessi a subire il lavoro festivo, medici, infermieri, agenti delle forze dell’ordine, piloti di aerei, autoferrotranvieri, vigili del fuoco lavorano sempre nei giorni di festa. «Passo Pasquetta alla partita tra Padova e Cittadella – dice Silvano Filippi, segretario di Siulp -, sono entrato in polizia 32 anni fa, il primo capodanno in servizio ho sofferto, ora mi proponessero di lavorare dal lunedì al venerdì, direi di no. Mia moglie è insegnante: i giorni liberi infrasettimanali sono utili per stare con i figli». Per Filippi, lavorare di domenica, non è una questione di soldi: «Magari ci pagassero di più – ride – a Pasqua e Pasquetta prendiamo 40 euro lordi in più, di domenica 13». Qualcuno infine oggi e domani probabilmente sperava di lavorare in qualche hotel, negozio o ristorante ma non è stato chiamato. «Con previsioni meteo incerte e senza voucher – spiega Michielli -, pochi si sono fidati ad attivare contratti a tempo determinato».
Gloria Bertasi – Il Corriere del Veneto – 17 aprile 2017