Sono ben 41 mila i pulcini di tacchino che giovedì sera sono stati abbattuti in due allevamenti, ad Oppeano e a Isola Rizza, perché parte della stessa azienda di San Bonifacio dove alcuni giorni è stato trovato il virus dell’influenza aviaria H5N8. I veterinari dell’Ulss 9 di Legnago hanno proposto ai sindaci dei due Comuni di firmare, con urgenza, le ordinanze di abbattimento dei 41 mila tacchini, nonostante nessun animale fosse malato. Un provvedimento, quello preso dai veterinari, che indicato dal ministero della Salute, in via precauzionale. «Ci siamo attivati subito», precisa Giuliano Bronzato, responsabile del settore veterinario di Legnago, «per abbattere tutti i pulcini dei due allevamenti, di Oppeano e di Isola Rizza, come ci ha ordinato il ministero della Salute, per evitare qualsiasi possibilità di manifestazione del virus dell’aviaria».
Le operazioni sono iniziate alle 18.30 e sono terminate dopo le 24. «Mi preme precisare», riprende Bronzato, «che per gli allevamenti della zona non vi è pericolo alcuno, quindi la Regione non emanerà provvedimenti per ulteriori abbattimenti preventivi». La zona tra Oppeano e Isola Rizza è tra quelle dove è concentrato il maggior numero di aziende avicole del veronese e quindi, tra gli agricoltori della zona, la notizia ha destato molta preoccupazione. In tanti hanno creduto che l’uccisione dei 41 mila tacchini fosse dovuta alla presenza del temibile virus, ma quando hanno saputo che la misura era preventiva hanno tirato un sospiro di sollievo.
Il ministero della Salute temeva che gli operatori dell’azienda di San Bonifacio si fossero spostati anche a Isola Rizza e ad Oppeano, portando il virus dell’aviaria sugli indumenti da lavoro. Da qui, quindi, il drastico provvedimento della soppressione di 25 mila pulcini a Oppeano e di 16 mila a Isola Rizza.
Gli allevatori veronesi sono in allarme da un paio di mesi, da quando a Gazzo è stata riscontrata l’aviaria in un’azienda con circa 40 mila tacchini adulti. Anche in quel caso, tutti gli animali furono abbattuti a nella zona era scattata la fascia di protezione per evitare il propagarsi dell’infezione. Il secondo caso di San Bonifacio ha creato nuovo panico in centinaia di allevamenti avicoli. A scopo precauzionale, mercoledì era stato deciso l’abbattimento di 9500 capi in un’azienda vicina a quella di San Bonifacio dove alcuni pennuti sono risultati malati. Come prevede la normativa, la lotta al virus continua in modo serrato in tutta la provincia. Negli allevamenti, i veterinari prelevano campioni di sangue ed eseguono analisi a campione degli animali morti, in modo da capire se ve ne siano di infetti. Un virus, quello dell’aviaria, che, è bene precisarlo, non è trasmissibile all’uomo né mangiando le carni né per contatto con gli animali infetti. Tra gli addetti ai lavori intanto si sta facendo avanti l’ipotesi di procedere ad una serie di vaccinazioni di massa di tutti gli avicoli del veronese, in modo che il virus non possa creare ulteriori danni. La vaccinazione deve essere comunque decisa dal ministero della Salute, in accordo con la Regione.
Riccardo Mirandola – L’Arena – 15 aprile 2017