Un vero e proprio colpo di mano alla Camera da parte di tutti i partiti: dodici mozioni, tutte approvate, mettono al centro degli impegni per il Governo liste d’attesa e libera professione intramoenia.
Premesse a parte, in cui tutte le mozioni danno la storia completa della situazione dei vari piani sulle liste d’attesa e della legge che regola la libera professione dei medici, i contenuti su cui esse impegnano il Governo – presente alle votazioni il sottosegretario alla Salute Davide Faraone, praticamente d’accordo sulle varie posizioni – sono facilmente riassumibili.
Al primo posto degli impegni chiesto al Governo c’è quello di realizzare e varare un nuovo piano nazionale per il governo dei tempi di attesa, che allarghi lo spazio temporale di attività delle aziende sanitarie, coinvolga i cittadini o le loro associazioni come parte attiva dei controlli, metta in atto tutte le misure di digitalizzazione che renderebbero il processo meglio gestibile, anche grazie al funzionamento efficiente dei Centri unici di prenotazione.
Si tratta di regole semplici a dirsi e presenti in molti provvedimenti, ma ancora rimaste in stand by e che comunque non hanno trovato, dove applicate, una realizzazione omogenea su tutto il territorio nazionale.
Le liste d’attesa, come richiedono molte mozioni, dovrebbero essere una parte integrante dei Lea, entrare a far parte del sistema di monitoraggio e, soprattutto, essere inserite come metro di valutazione per i direttori generali.
L’aggancio con l’intramoenia è pressoché immediato. Molte mozioni approvate indicano la necessità che questa non diventi un metodo alternativo alle liste troppo lunghe, che anzi si costringano le Regioni e le aziende a fare tutto ciò che è necessario per garantire i servizi nell’attività istituzionale e che se proprio intramoenia deve essere, questa sia non negli studi privati dei medici, ma in appositi spazi nelle strutture pubbliche che, oltre a essere gestibili in funzione reale delle liste d’attesa, consentono un controllo a monte delle prestazioni erogate.
Una volta entrati nel vivo dell’intramoenia, le mozioni si orientano pressoché tutte vero alcuni punti fermi.
Prima di tutto che l’intramoenia si svolta nel rispetto dell’equilibrio tra attività istituzionali e libero-professionali e in questo senso tocca alle regioni il controllo sulle modalità di svolgimento e sul rispetto del limite quantitativo consentito.
Poi, dove l’intramoenia non è normata secondo la legislazione vigente, dovrà essere sospesa e che comunque, dove sia attiva, possa essere monitorata e controllata dal punto di vista clinico e della tracciabilità dei pagamenti. E qualcuno si dovesse esimere dai controlli, ancora una volta dovrebbe scattare inibizione o sospensione per l’attività libero professionale nell’azienda o struttura sanitaria inadempiente.
Nelle mozioni si chiede anche di intervenire con regole nuove e più stringenti nel contratto per la libera professione intramuraria e si sottolinea – in quasi tutte allo stesso modo – che l’0intramonia non può essere l’unica via per aggirare le liste d’attesa.
Molte mozioni impegnano il Governo a reperire risorse per fare in modo che la spesa sanitaria non si riduca rispetto al Pil come oggi accade, ma che anzi si trovi il modo di superare definitivamente i blocchi di turn over che penalizzando gli organici rendono difficili anche la gestione delle liste d’attesa e dell’intramoenia.
E naturalmente non mancano controlli anche per le Regioni. Chi non si adegua alla legge sull’attività libero professionale dovrà farlo perché va garantita un’assistenza omogena in tutti i sensi su tutto il territorio nazionale e per gli inadempienti invece, stavolta vanno previste sanzioni.
QUI TUTTE LE MOZIONI APPROVATE
Quotidiano sanità – 13 aprile 2017