Dopo le considerazioni fatte dall’assessore all’Ambiente della Regione Veneto Giampaolo Bottacin, riguardo alle analisi sulla presenza di Pfas in campioni di acqua potabile raccolti nei giorni scorsi in numerose scuole venete da Greenpeace, arriva la risposta dell’associazione ambientalista.
“La campagna Detox di Greenpeace ha iniziato ad analizzare i Pfc (composti poli- e perfluorurati di cui i Pfas fanno parte) nel 2011, molto prima di Arpav. I campioni di acqua potabile che abbiamo prelevato nelle scuole saranno analizzati col massimo rigore scientifico utilizzando metodologie all’avanguardia che consentono di rilevare un numero di Pfas più che doppio rispetto ai dodici abitualmente ricercati da Arpav e in concentrazioni molto più basse rispetto a quelle misurate dall’Agenzia regionale”, ha dichiarato Giuseppe Ungherese, Responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
Le analisi dell’Arpav identificano abitualmente concentrazioni di Pfas fino a dieci nanogrammi per litro, spiega la stessa associazione, mentre le metodologie dei laboratori utilizzati da Greenpeace riuscirebbero a rilevare concentrazioni di Pfas fino a un decimo di nanogrammo per litro. Ciò è evidenziato anche nel rapporto scientifico “Pfas in Veneto: inquinamento sotto controllo?” pubblicato lo scorso nove marzo e protocollato nella stessa data in Regione all’attenzione, tra gli altri, dell’assessore regionale all’ambiente.
“Non accettiamo lezioni dalla Regione Veneto su trasparenza, imparzialità e accuratezza nelle analisi dei Pfas quando per ottenere i dati raccolti dalle autorità regionali venete abbiamo dovuto presentare ricorso al TAR e solo dopo ci è stato permesso di visionarli. Greenpeace si impegna a pubblicare i risultati delle analisi al più presto, garantendo la massima trasparenza”, ha commentato Ungherese. “Il rigore scientifico e la veridicità dei dati sono il punto di partenza di ogni campagna di Greenpeace, garantendo una riconosciuta imparzialità e credibilità che ci permette di operare con la massima trasparenza, nell’interesse di tutti, da più di 45 anni nel mondo e da oltre 30 in Italia”.
Sempre secondo l’associazione, in Veneto ci sarebbe un problema di fiducia della cittadinanza nelle istituzioni e questo sarebbe confermato dalle recenti richieste di numerosi genitori di avere dati indipendenti e imparziali sulla presenza di Pfas nell’acqua potabile delle scuole frequentate dai propri figli. Ma diversi dirigenti scolastici degli istituti situati nelle aree a maggior rischio di contaminazione Pfas non hanno permesso a Greenpeace di effettuare i prelievi, disattendendo le richieste dei cittadini.
Veronasera – 11 aprile 2017