Week end ad alta tensione intorno al capezzale della manovra-bis da 3,4 miliardi pronta la varo per martedì prossimo. Il provvedimento, inizialmente costruito su pochi articoli, si sta progressivamente gonfiando fino ad assumere la forma di un decretone di Pasqua. Tutto ciò mentre nel governo scoppia il caso della tassa sulla Coca Cola.
L’ultimo treno veloce e sicuro prima dell’estate ha fatto scattare una vera e propria corsa tra i ministeri e in coda, pronte ad entrare, ci sono una serie di misure: si va dal miliardo per il terremoto, già annunciato dal governo, ai circa 200 milioni per città metropolitane e province (allo stremo) oggetto del decreto enti locali rinviato più volte nelle ultime settimane. Si aggiunge il ritocco all’Ape social (l’anticipo pensionistico) con l’introduzione di una franchigia per favorire chi ha fatto un lavoro gravoso e non ha una continuità contributiva negli ultimi anni. Con tutta probabilità il decretone conterrà anche la norma antiscorrerie in Borsa che impone trasparenza di intenti quando si acquista più del 10 per cento del capitale: la misura, proposta dal ministro Calenda (Sviluppo), non è entrata nel decreto concorrenza e dunque si tenterà il recupero nel decretone-manovra bis.
Ma lo scontro delle ultime ore si è sviluppato sull’aumento delle tasse (circa 200 milioni di gettito) per le bevande ad alto contenuto di zucchero. La misura, subito battezzata anti-Coca Cola e dal sapore anti-Trump viste le politiche protezionistiche annunciate dal presidente Usa, è stata oggetto naturalmente di un fuoco di sbarramento da parte delle lobby delle multinazionali delle bevande gasate. Il provvedimento, che stanno adottando molti paesi europei per combattere obesità e diabete, ha figurato nel menù del Tesoro fino alle ultime ore ma è stato oggetto di un muro da parte del viceministro dell’Economia, l’alfaniano Luigi Casero.
La partita delle tasse tuttavia non è ancora finita. Dopo l’esclusione della benzina è ormai certo l’aumento delle sigarette di fascia bassa mentre si alza il tiro sui giochi dai quali arriverebbero circa 500 milioni. Le misure sono articolate: si parte dalla cosiddetta “tassa sulla fortuna” (sale sulle vincite dal 6 al 10 per cento) e si prosegue con l’aumento del prelievo sulle slot machine (sale di un punto al 18,5 per cento). Verranno anticipate una serie di gare: quella sul Gratta e Vinci, quella sul SuperEnalotto e alcune sulle scommesse. Non è escluso l’arrivo di un nuovo gioco del Lotto basato su 50 numeri invece che sui tradizionali 90.
Tagli ai ministeri e lotta all’evasione fiscale completano il quadro. Lo split payment (la pubblica amministrazione trattiene l’Iva dai fornitori) sarà esteso alle società controllate dallo Stato (anche a quelle quotate): ieri da Malta, dove si è tenuto l’Eurogruppo, è giunto il via libera della Commissione alla misura dal gettito di 1 miliardo. Risorse aggiuntive, circa 1 miliardo, potrebbero venire anche dall’allargamento della rottamazione dei contenziosi col fisco che si aggiungerebbe alla rottamazione delle cartelle.
Repubblica – 8 aprile 2017