Nell’adempimento dei Lea il Sud commissariato non va. Il ministro Lorenzin lo ha anticipato per il 2015 in un’intervista all’Ansa, sottolineando che a pagare le conseguenze dei tagli e del decadimento dei servizi che ne consegue “non possono essere i cittadini che vedono ridotte quantità e qualità delle cure, oltre a dover pagare tasse più alte”.
I governatori delle Regioni sotto accusa hanno gettato acqua sulle parole del ministro ricordando che i dati sono 2015 e le cose intanto stanno cambiando o sottolineando che oltre un certo livello senza risorse non si può andare. E i cittadini?
Come la pensano e come giudicano i servizi sanitari e l’assistenza loro offerta ce lo dice l’Istat, nell’indagine Health for all Italia datata dicembre 2016, un data base sempre aggiornato che riporta i dati principali sui servizi sanitari.
Per quanto riguarda l’assistenza sul territorio, l’Istat disegna un’Italia dove evidentemente il Sud è carente. Le persone molto soddisfatte di una visita specialistica (non in ospedale) si fermano – e non con le percentuali più elevate – praticamente al Lazio, con un recupero in Puglia e Sardegna. Le altre Regioni sono tutte con le percentuali più basse di gradimento. Dato questo confermato dal punteggio medio di soddisfazione per l’ultima visita specialistica che divide ancora una volta il Nord (positivo) e parte del Centro (a eccezione di Puglia e Sardegna) dal Sud (negativo).
La soddisfazione migliora relativamente sull’ultimo accertamento specialistico effettuato, anche se il Sud (ancora una volta fa eccezione in certa misura la Puglia) risulta sempre più basso nella percentuale di molto soddisfatti”.
Passando ai ricoveri ospedalieri, le percentuali più altre di soddisfazione (superiori al 78%) sono tutte dall’Emilia Romagna in su, con l’eccezione dell’Umbria al Centro e della Sardegna al Sud. In questo caso, tranne Calabria e Basilicata che vanno peggio, le altre Regioni sono pressappoco tutte sullo stesso piano.
Sul territorio invece la situazione conferma la scarsissima assistenza. Non si parla più di “soddisfazione” dei cittadini nelle tabelle Istat, ma semplicemente di tassi di utilizzo o casi trattati. Come ad esempio per l’assistenza domiciliare integrata, che ovunque mantiene il più basso indice di casi trattati, con l’unica eccezione dell’Emilia Romagna dove la situazione è leggermente migliore. Ma nessuna Regione raggiunge valori alti come per altri indicatori.
Rimanendo sulle voci sotto accusa del ministro, alcuni indicatori che riguardano le patologie confermano la situazione anticipata da Beatrice Lorenzin. Per quanto riguarda i tumori del colon retto (ma non solo, la voce Istat comprende anche altri tipi di tumore analoghi), le Regioni che hanno il maggior numero di casi e il maggior numero di dimissioni (più ricoveri in questo caso indicano minore appropriatezza: i “colori” sono quindi al contrario di quelli del gradimento) sono le Regioni del Sud, con una situazione leggermente migliore questa volta in Calabria e Sicilia. Nelle dimissioni per tumore della mammella invece la situazione è relativamente simile in tutte le Regioni, con leggere differenze in più o in meno nel Sud e in Piemonte, In Umbria, Marche, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Gulia.
L’immagine che l’Istat dà dei posti letto residenziali sul territorio segue – ancora una volta in negativo – quella dell’assistenza domiciliare integrata: tutte le Regioni sono al livello più basso, tranne la Lombardia che registra un leggero miglioramento rispetto alle altre.
Infine il giudizio su chi lavora in ospedale e sui servizi che questo offre al di là dell’aspetto clinico.
I medici ospedalieri di cui i cittadini si dichiarano molto soddisfatti sono tutti al Centro-Nord (tranne il Piemonte) e la situazione è praticamente sovrapponibile per il giudizio dato sugli infermieri, sempre in ospedale. Se poi a questi indici si sovrappone anche quello di chi è molto soddisfatto per i servizi igienici offerti in ricovero, il quadro si consolida e si hanno ancora una volta le Regioni del Centro Nord che di più soddisfano i cittadini e le situazioni di gradimento minore praticamente tutte nelle Regioni messe in mora da Beatrice Lorenzin.
E sono anche le Regioni, sempre in qualche modo a conferma delle parole del ministro, dove la spesa sanitaria rispetto al Pil (pubblica e privata) è più pesante: non per nulla si tratta delle Regioni ancora in deficit, con commissario e piano di rientro.
(tutti i dati e i grafici hanno come fonte: Istata – Health for all Italia – Versione dicembre 2016)
Fonte Quotidiano sanità – 3 aprile 2017