Il personale delle Usl veneziane è sempre più vecchio, meno pagato e con un progressivo spostamento dei suoi compiti dagli infermieri – in costante diminuzione – agli operatori socio sanitari. Un quadro sempre più preoccupante, anche in proiezione futura, quello tracciato da uno studio della Cgil veneziana che ha messo a confronto il numero degli addetti nel 2010 e nel 2015 sulla base dai dati aggiornati del conto annuale della Ragioneria dello Stato delle Aziende sanitarie della Città metropolitana di Venezia, con il capoluogo, Mirano e Chioggia. Persi 132 dipendenti in cinque anni. Per quanto riguarda il numero degli addetti delle due Usl oggi esistenti, il personale del comparto sanità scende da 8.032 a 8.071 persone, con un calo di 132 dipendenti. Ma mentre il personale socio sanitario aumenta, passando da 1.114 a 1.244 addetti, quello infermieristico scende da 4.234 a 4.175, e – come si può capire – le competenze degli uni non sono quelle degli altri. Un cambiamento, sottolinea la stessa Cgil, non dovuto al ripensamento del sistema di assistenza sanitario, ma solo alla logica del risparmio sul costo del lavoro, visto che un operatore sociosanitario costa all’Usl meno di un infermiere specializzato. L’età media sale di tre anni. Scende anche il personale amministrativo delle Aziende sanitarie veneziane, che passa dai 1.030 addetti del 2010 ai 955 del 2015, con una riduzione che avviene prima del processo di razionalizzazione e di fusioni operato per le Usl del nostro territorio. La Cgil ricorda – a spiegare la diminuzione – che in questi anni sono stati esternalizzati servizi importanti come ad esempio i Cup (Centri unici di prenotazione). Ma decisamente preoccupante è anche l’aumento dell’età anagrafica del personale sanitario che passa da un’età media di 45,57 anni nel 2010 ai 48,24 anni del 2015. Un aumento di circa tre anni che conferma come il turn-over all’interno delle aziende sanitarie veneziane abbia solo ridotto parzialmente l’anzianità del personale che si avvicina così pericolosamente ai cinquant’anni in un settore che lavora su turni di 24 ore. Lavori gravosi per il 25% di over 55. Il dato sui carichi di lavoro che secondo il sindacato rende veramente preoccupante la situazione dei carichi di lavoro legata all’età anagrafica è l’analisi sul personale che potenzialmente potrebbe uscire nei prossimi dieci anni. Circa il 19 per cento del personale sanitario – oltre 1.500 addetti – ha tra i 55 e i 59 anni di età e il 6 per cento (poco meno di 500 persone) ha invece tra i 60 e i 64 anni. Pertanto un quarto del personale sanitario dell’Usl – circa 2 mila persone – svolge lavori gravosi sulle 24 ore pur avendo superato i 55 anni di età. Oltre il 65 per cento di essi è inoltre costituito da donne, che hanno molto spesso anche il carico della famiglia sulle loro spalle. Diminuiscono i giorni di ferie. Cala anche il numero delle assenze per malattia, che passa dai 10,62 giorni annui del 2010 ai 9,96 giorni del 2015, pur restando al di dotto di quello registrato in altri settori, anche privati. Una diminuzione che si traduce in un monte lavoro cresciuto di oltre 48 mila ore su base annua. Ma il dato di sofferenza del personale è evidenziato anche dal numero di giorni di ferie fruiti in meno dal 2010 al 2015. Si passa infatti da 36 a 30 giorni di ferie annui. Questo calo secondo la Cgil dimostra come vi sia una difficoltà da parte delle direzioni sanitarie nel garantire lo svolgimento delle ferie da parte del personale, evidentemente per carenze di organico e per inefficienze organizzative, o anche per l’estensione di servizio senza adeguata coperture da parte dei dipendenti. Oltre 100 euro in meno a dipendente. Per quanto riguarda il costo complessivo del personale, si registra nei cinque anni un calo di circa 100 euro a lavoratore. Si passa da una spesa media di 29.473 euro annui circa a 29.369, che secondo il sindacato evidenzia come vi sia da parte dell’Usl un minore investimento sul proprio personale che, nonostante l’aumento dell’anzianità anagrafica, non vede riconosciuti un aumento contrattuale da sette anni e riduzioni sugli investimenti in formazione. (Enrico Tantucci)
LA NUOVA VENEZIA – Lunedì, 27 marzo 2017