Di sicuro il colpevole non è Winnie The Pooh. L’orsetto delle favole e dei cartoni animati, al massimo, se ne sarebbe portato via una zampata. In Nuova Zelanda, invece, i ladri trafugano miele in quantità industriale. «È la nuova corsa all’oro», dice Laurence Burkin, direttore di True Honey, un’azienda di apicultura a nord della capitale Wellington.
Soltanto negli ultimi sei mesi, la polizia ha registrato 400 furti di api o del loro nettare ambrato. «Siamo convinti che l’aumento di ruberie di questo tipo sia opera di gruppi organizzati », afferma Alasdair MacMillan, un commissario incaricato delle indagini. Non è detto che esista una vera e propria “banda del miele”, ma non è difficile capire perché qualcuno si sia messo ostinatamente a sottrarlo ai legittimi proprietari.
Soprannominato “nettare degli dei”, il miele viene prodotto con risultati apprezzabili in moltissimi Paesi: dalla Cina, maggior produttore e consumatore mondiale, all’Europa, che è al secondo posto. Ma il miele neozelandese è particolarmente rinomato, specie quello che deriva dall’albero di Manuka ( Leptospermum scoparium), considerato il re del settore o almeno uno dei migliori, lodato per le sue proprietà antibatteriche così come per il sapore: non per nulla ne arrivano ordinazioni da ogni continente e tra i suoi fan dichiarati ci sono la personalità televisiva e stella del web Kim Kardashian e il tennista Novak Djokovic. Infatti l’industria del miele locale sta vivendo un periodo di boom: nell’ultimo anno le esportazioni sono cresciute del 35 per cento, generando un giro d’affari da 220 milioni di dollari. E il miele di Manuka ha visto i suoi prezzi triplicare dal 2012 a oggi.
Tutti lo vogliono, incluse le sorelle Kardashian, che ne magnificano i benefici per la salute, nonostante un barattolo costi sei volte di più di un miele convenzionale. «Si fanno soldi facili comprando e vendendo miele», osserva Bruce Robertson, un altro apicultore di Wellington. Ancora più facili, evidentemente, rubandolo. Un chilo di miele di Manuka vale circa 100 dollari e un alveare dello stesso brand 1400. I furti a catena preoccupano la Nuova Zelanda, che rischia di perdere clienti tra gli importatori più ghiotti del suo celebre miele, come Pechino e Hong Kong.
Finora, tuttavia, le autorità non sono riuscite a risolvere il problema. L’apicultore Robertson racconta all’agenzia Reuters che i ladri – paragonati ad una vera e propria mafia – gli rubano sistematicamente uno o due alveari alla settimana: ha speso migliaia di dollari per rafforzare i sistemi di sicurezza intorno alle sue arnie, ma con scarsi risultati. Le forze dell’ordine, riporta la stampa, sono impegnate a migliorare le tecniche di investigazione in questo campo e a creare una banca dati sui movimenti delle arnie in tutto il paese. Winnie The Pooh suggerirebbe di chiedere una mano alle api stesse per difendersi dai ladri: in ogni alveare ce ne sono da 30mila a 80mila e farle arrabbiare non è una buona idea. Ma la banda del miele, a quanto pare, sa come trattare con i puntuti insetti.
Repubblica – 16 marzo 2017