I dati sulla sorveglianza Chikungunya, Dengue e Zika, forniti dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) relativi all’anno 2016, indicano un notevole aumento dei casi di infezione da virus Zika, in relazione all’epidemia che dal Brasile si è diffusa principalmente nelle Americhe e in Asia, costituendo un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale, accompagnato da una diminuzione dei casi umani di infezione da virus dengue e da virus chikungunya.
Nel 2016 l’Italia ha notificato al sistema epidemiologico europeo Tessy, 94 casi di infezione da virus Zika, di cui 92 importati e 2 a trasmissione sessuale. Dei 94 casi, 5 sono stati confermati in donne in gravidanza. Nell’Unione Europea/Spazio Economico Europeo sono stati notificati in totale 2.082 casi di infezione da virus Zika nel 2016, di cui 104 in donne in gravidanza. 2.038 casi sono associati ai viaggi e 21 acquisiti localmente. I paesi che hanno segnalato il maggior numero di casi sono la Francia (1.141), la Spagna (294) e il Regno Unito (189). Lo comunica il Ministero della Salute.
La sorveglianza dei casi importati di malattia da virus Chikungunya, Dengue e Zika si estende per tutto l’anno.
Nel periodo di maggiore attività vettoriale (giugno-ottobre), però, il sistema di sorveglianza viene potenziato (in termini di tempestività e sensibilità) su tutto il territorio nazionale, per permettere l’identificazione rapida dei casi, ai fini dell’adozione immediata delle necessarie misure di controllo per ridurre il rischio di trasmissione.
Il Ministero della Salute con la Circolare 16 giugno 2016 – Piano nazionale di sorveglianza e risposta alle arbovirosi trasmesse da zanzare (Aedes sp.) con particolare riferimento a virus Chikungunya, Dengue e virus Zika – 2016 pone particolare attenzione:
-all’identificazione tempestiva dei casi importati (soggetti che rispondono ai criteri clinici ed epidemiologici delle definizioni di caso
-all’individuazione di persone con criteri clinici compatibili, ma che non hanno viaggiato in paesi endemici, per poter riconoscere casi e focolai epidemici autoctoni (due o più casi insorti nell’arco temporale di 30 giorni in una area territoriale ristretta).
Quanto alla West Nile disease per quanto riguarda la sorveglianza veterinaria ed entomologica, Il Centro di Referenza Nazionale per lo Studio delle Malattie Esotiche (CESME) dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale (IZSAM) dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” ha confermato la positività su:
140 pool di zanzare nelle regioni Sardegna, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte;
52 cavalli nelle regioni Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Toscana, Sardegna e Piemonte;
66 uccelli sinantropici appartenenti a specie target nelle regioni Emilia Romagna, Piemonte, Sardegna, Veneto e Lombardia;
25 uccelli selvatici nella regione Emilia Romagna, Sardegna e Piemonte.
Il Lineage 2 è stato quello più comunemente isolato, mentre il Lineage 1 è stato rilevato in Sardegna, in equidi, zanzare e uccelli.
Nel 2016 il Piano nazionale integrato di sorveglianza e risposta al virus della West Nile ha previsto la sorveglianza dei casi umani, entomologica, degli uccelli stanziali appartenenti a specie bersaglio (o, in alternativa di polli sentinella o di allevamenti avicoli rurali o all’aperto), di carcasse di uccelli selvatici, degli equidi.
La sorveglianza delle arbovirosi diverse da Chikungunya, Dengue, Zika e West Nile e hantavirus prevede la notifica dei casi umani e il controllo dei vettori.
I dati dell’Istituto Superiore di Sanità indicano che nel 2016 sono stati notificati 34 casi umani di virus Toscana, di cui 28 casi in Emilia-Romagna; 3 casi in Lazio; 2 casi in Toscana; e 1 caso in Friuli Venezia-Giulia.
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9 marzo 2017