L’aumento dell’addizionale Irpef passerà senza problemi. Se qualcuno mugugna, nella maggioranza, lo fa in gran segreto, perché la capogruppo della Lista Zaia Silvia Rizzotto non sembra nutrire la minima preoccupazione sul fatto che la tassa possa inciampare alla prova dell’aula: «Siamo granitici, non ci sono obiettori. La manovra verrà approvata, in tempi brevi: domani (oggi, ndr ) andrà in commissione e se tutto va bene lunedì, al più tardi martedì, arriverà in aula».
Par quasi una cosa bella. «Bella no, per niente, ma parliamoci chiaro, il rischio altrimenti è di non chiudere i cantieri. Finire la Pedemontana è la priorità, insieme al pagamento degli espropriati. Se siamo costretti a mettere le mani nelle tasche dei cittadini è per colpa del Fiscal Compact e dei tagli dello Stato».
La linea dei capigruppo di maggioranza è la stessa: «La tassa non ci piace ma daremo il via libera obtorto collo perché l’alternativa è perfino peggiore». Poi c’è la disciplina di maggioranza da rispettare, ché su una partita del genere si rischia di andare tutti a casa. E dunque Massimiliano Barison di Forza Italia spiega che «così si scongiura una grande incompiuta» mentre l’indipendentista Antonio Guadagnini allarga le braccia: «Mi fido di Zaia ma certo, chi all’epoca approvò quel contratto capestro andrebbe appeso per i piedi». Che la decisione di alzare l’Irpef sia una scelta sofferta lo dimostra pure il dettaglio che i profili social del governatore Luca Zaia, solitamente aggiornatissimi con video, interviste e commenti, a ieri sera non davano la minima notizia del nuovo accordo raggiunto sulla Pedemontana. Lui, che nel frattempo è volato a Berlino, martedì in consiglio ha sfidato tutti: «Io non sono un paraculo (sic ), mi sono preso le mie responsabilità. Se qualcuno pensa di avere una soluzione migliore eviti di lucrare sulle disgrazie altrui e si faccia avanti». Tra i consiglieri accusati dalla Lega di «fare sciacallaggio politico» c’è l’ex capogruppo dem Alessandra Moretti, che pure in passato fece più volte asse con Zaia sulla Pedemontana, attirandosi perfino qualche critica dai colleghi: «Per tentare di mettere una toppa ai suoi gravi errori, primo quello di aver sottoscritto un contratto capestro, Zaia pensa bene di risolverla mettendo le mani nelle tasche dei veneti. Sembra una barzelletta, purtroppo è la verità».
Intanto l’assessore alle Infrastrutture Elisa De Berti prova a rassicurare gli espropriati: «C’è stato un rallentamento, è vero, i pagamenti si sono bloccati dopo l’ultima tranche da 6 milioni di dicembre (gli espropri complessivamente ammontano a 336 milioni, 70 già liquidati e 60 liquidabili, ndr .) ma ora potranno riprendere». I cantieri? «Risolta la grana del contratto potranno ripartire a pieno ritmo, speriamo di recuperare anche il ritardo accumulato dall’estate». L’eliminazione delle esenzioni? «A ben vedere si tratta anche di un fatto di equità, ora pagheranno meno tutti». Ma i sindaci dell’area sono furiosi… «Li sto chiamando uno a uno, serviva un atto di coraggio, occorre uno sforzo da parte di tutti». Il consiglio è di fare una telefonata anche il sindaco di Treviso Giovanni Manildo («La Pedemontana andava ripensata, non solo per via dello stravolgimento del Piano economico finanziario ma anche perché contrasta con la legge sul consumo del suolo in via di approvazione proprio in Regione») e pure a quello di Verona Flavio Tosi, che si mette alla calcolatrice: «Poiché in Italia nulla è più definitivo del provvisorio, impossibile credere alla temporaneità di questa nuova tassa. Anzi, i conti proprio non tornano, perché si tratta di un provvedimento che porta alle casse della Regione oltre 200 milioni all’anno mentre l’investimento per la Pedemontana è di 16,5 milioni l’anno. Temo che la verità sia un’altra: l’addizionale servirà a pagare i buchi che la gestione Zaia ha prodotto nella sanità ven eta».
Ma. Bo. – Il Corriere del Veneto – 9 marzo 2017