Giovani sempre più in fuga dalle professioni. Dopo gli anni d’oro di inizio millennio, complice la crisi economica e quella di vocazioni per alcuni corsi universitari, si è innescata una serie di “abbandoni” di dimensioni via via crescenti. A certificarlo è il Miur sui risultati degli esami di abilitazione per oltre 20 categorie: i candidati sono calati di quasi un terzo (-31%) in un decennio, dai 79mila del 2006 ai 55mila del 2015, anno in cui i promossi sono stati poco più di 42mila, in caduta del 28%.
A questa platea si sommano 9mila new entry tra gli avvocati, 1.600 candidati 2016 tra i notai e poco più di mille nuovi consulenti del lavoro. Per questi ultimi il monitoraggio non è disponibile per problemi tecnici alla banca dati dell’Ordine, ma dagli iscritti alla Cassa previdenziale emerge un calo di 221 unità dal 2014 al 2015, con 1.331 iscrizioni e 1.552 cancellazioni.
Effetti sulle iscrizioni
Un lento declino che non si è ancora tradotto sullo “stock” degli iscritti complessivi agli Albi, addirittura in aumento fino a 1,6 milioni (+22%) in 10 anni, secondo i dati forniti dai singoli Ordini. Le ragioni sono da rintracciare nell’allungamento dell’età lavorativa e nelle poche cancellazioni anche di chi non è più attivo. «Crescono gli iscritti sopra i 40 anni – commenta Alberto Oliveti, presidente di Adepp, l’associazione delle Casse professionali – quindi il dato complessivo è in aumento soprattutto in quelle Casse “giovani”, come gli enti dei biologi e degli psicologi, che non registrano ancora molti pensionamenti».
I cali maggiori
Ma l’emorragia in alcune categorie non riguarda solo i giovani. Per la prima volta nel 2016 gli architetti registrano un saldo negativo: 4.612 i neoiscritti a fronte di oltre 4.800 cancellazioni. Un addio obbligato per molti. «Il 40% dei nostri professionisti guadagna meno di 9mila euro» commenta Paolo Malara, responsabile per il Consiglio nazionale dell’accesso. Eppure i numeri restano alti: «Rispetto ai 150mila architetti italiani, in Francia e Regno Unito se ne contano 30mila».
Per gli ingegneri c’è un vero e proprio scollamento: da un lato i liberi professionisti selezionati dall’esame (dimezzati in dieci anni) e dall’altro i laureati, in crescita. Per il Centro studi di categoria l’abilitazione può avere «una bassa utilità» per chi non deve svolgere attività riservate. In più i giovani scelgono la libera professione «negli ultimi anni poco premiata dal mercato – si legge nel dossier sull’accesso – solo se fortemente motivati».
In forte diminuzione anche l’appeal dei commercialisti. In dieci anni i candidati sono scesi del 43,5 per cento: «Era inevitabile – spiega il presidente del Consiglio nazionale, Massimo Miani – che la forte crescita degli anni ’90 e dei primi anni 2000 si sarebbe fermata, anche perché il mercato è cresciuto ma non con la stessa accelerazione». «L’avvento tecnologico – continua Miani – produrrà una riduzione delle attività contabili e fiscali. Bisogna quindi puntare su finanza, gestione delle crisi aziendali e consulenza alle imprese».
Anche gli aspiranti psicologi diminuiscono del 22% dal 2006. «Una delle cause – dichiara il presidente dell’Enpap, Damiano Torricelli – è il calo dei progetti di prevenzione sociale di Stato e enti locali. La domanda di aiuto psicologico cresce ma bisogna fare sforzi formativi per intercettarla».
I redditi
Lo scarso appeal sui giovani è legato a doppio filo alla crisi dei redditi. Il dato peggiore lo fanno registrare i notai, che in 10 anni hanno perso il 36% degli introiti, pur restando la categoria più ricca. Spiega il consigliere Michele Labriola: «I neolaureati in giurisprudenza, peraltro in calo, guardano sempre più alla magistratura». Non a caso Federnotai registra cali record tra i praticanti: il dato peggiore a Torino con un -70% negli ultimi sei anni. E nemmeno la professione forense sfugge alla crisi, con una riduzione dei redditi del 14,7%. «Le difficoltà sono molte – dice Davide Calabrò, consigliere Cnf – e c’è un problema di disagio economico. Il 56% degli avvocati ha un reddito sotto i 20mila euro annui».
Tutti campanelli d’allarme per la sostenibilità delle Casse previdenziali. «Ma gli enti privati – precisa Oliveti – sono sottoposti a un meccanismo di garanzia per resistere agli shock demografici ed economici. E siamo obbligati ad avere sempre un accantonamento pari ad almeno cinque volte le pensioni pagate nell’anno».
Categorie in controtendenza
I risultati comunque non sono tutti negativi. Il trend è positivo per agrotecnici, biologi, farmacisti, medici e assistenti sociali. Questi ultimi, sottolinea Annunziata Bartolomei, vicepresidente del Consiglio nazionale, «pur nella crisi occupazionale generale, hanno allargato il raggio d’azione al terzo settore, con un numero crescente di laureati» . Per i farmacisti aumento sia dei candidati sia degli iscritti all’Albo. «Ma ormai lo sbocco lavorativo non è più sicuro», dice Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli ordini.
Non deve ingannare il calo di aspiranti dentisti (-40%). Spiega il presidente della Commissione Albo odontoiatri, Giuseppe Renzo: «Per ogni nuovo abilitato abbiamo un italiano che si laurea all’estero ed è già di fatto abilitato». Si spiegano così gli attuali 62mila iscritti, 10mila in più in 10 anni. «Ma i pazienti calano e cresce la sottoccupazione», chiosa Renzo.
Jobs act autonomi oggi in aula
Un recupero di appeal sui giovani potrebbe arrivare con le novità del Jobs act degli autonomi, atteso oggi in aula alla Camera, che introduce una serie di tutele e di semplificazioni anche per i professionisti iscritti all’albo, come le “garanzie” nei casi di ritardo dei pagamenti o la possibilità di siglare contratti di rete. Presto comunque per dirlo visto che il disegno di legge, dopo l’approvazione a Montecitorio, dovrà tornare al Senato per il via libera definitivo.
Il Sole 24 Ore – 6 marzo 2017