Diventa ufficiale la battaglia antisprechi della scuola primaria Rio Crosio di Asti: dopo anni di tentativi «carbonari» per evitare che il cibo della mensa finisse nella spazzatura, il Comune ha stretto un accordo con la Caritas affinché tutto quello che non viene consumato dai bambini — 500 studenti di scuola elementare e una quarantina di materna — sia distribuito, sigillato e perfettamente conservato, per essere donato alle famiglie bisognose.
A firmare l’accordo l’assessore all’Istruzione, Marta Parodi, i responsabili della ditta che gestisce la mensa, la Alessio, la Caritas diocesana di Asti e la dirigente scolastica Cristina Trotta.
Dalla pasta alle verdure
Il meccanismo studiato è semplice. Ai bambini viene concessa la possibilità di prendere non l’intera porzione di ogni pietanza, ma la metà: se poi desiderano anche la parte che rimane, possono chiederla senza problemi. La verdura, che è l’alimento di solito più scartato, viene servita da grandi contenitori centrali, in modo da poterne mettere anche solo una forchettata nel piatto degli studenti che non la amano. Nessuno studente può scegliere di eliminare un cibo dal pasto, tutti devono avere nel piatto almeno una porzione, anche piccola, delle pietanze proposte (altrimenti i bambini vorrebbero mangiare solo pennette al pomodoro ed escluderebbero pesce e verdure). Il vantaggio è che con questo sistema i bambini vengono responsabilizzati sul consumo di cibo, e in più tutto quello che avanza è cibo confezionato e riutilizzabile: non rimasugli inutili il cui unico destino possono essere i cassonetti della spazzatura.
Le confezioni vengono poi consegnate alla parrocchia Nostra Signora di Lourdes, dove ha sede la Caritas del quartiere, che ha una lista di indigenti a cui consegnarle. Ogni giorno avanzano almeno 20/25 porzioni: cibo per altrettante persone in difficoltà che altrimenti non avrebbero una cena dignitosa. In un mese, ogni classe di 25 bambini non consuma circa 120 pasti su 500, e in un anno nella scuola sono stati buttati 8.900 pasti completi.
Educazione alimentare
«La cosa incredibile è che da quando abbiamo iniziato anche i bambini si sentono responsabili e mangiano di più. Abbiamo registrato un piccolo aumento di consumo», spiega Giampiero Monaca, uno degli insegnanti della scuola e dei promotori dell’iniziativa. «Questa è la vera educazione alimentare: insegnare ai bambini a mangiare bene per nutrirsi, a non buttare ciò che è stato prodotto per diventare cibo, tanto più se c’è qualcuno che intanto ha fame». Il progetto sarà presentato il 31 marzo, con una firma pubblica e ufficiale, per provare anche ad allargare l’esperienza alle altre scuole di Asti.
Le sperimentazioni
L’Italia, almeno sulla carta, è all’avanguardia: la legge anti-sprechi approvata ad agosto dello scorso anno, sulla scia di Expo, disciplina il recupero delle eccedenze alimentari, semplificando le procedure burocratiche e prevedendo incentivi. Ma le nuove linee guida per le mense scolastiche, che il ministero della Salute avrebbe dovuto stilare entro tre mesi, sono ancora in scrittura. Per cui le sperimentazioni a scuola — dove secondo Cittadinanzattiva si butta il 13% dei 380 milioni dei pasti consumati all’anno — sono ancora a macchia di leopardo.
Esperienze positive si registrano a Torino, Novara, Firenze, Parma. A Milano tra i progetti pilota c’è la family bag : agli studenti viene dato un sacchetto in cui riporre frutta, pane, yogurt o budino non consumati a pranzo, per poterlo portare a casa o donare. A Budrio (Bologna), le rimanenze delle mense sono donate ai canili. A Busto Arsizio, grazie a Siticibo , vengono raccolti pane, frutta e dessert in diversi plessi, destinati a enti convenzionati con il Banco alimentare. Il Comune di Avigliana (Torino) ha avviato «Il cibo non si spreca», con finalità solidali ma anche ambientali: meno sprechi, meno rifiuti.
Valentina Santarpia – Il Corriere della Sera – 5 marzo 2017