Frattura tra il governatore del Veneto Luca Zaia e il big manager della sanità regionale Domenico Mantoan sugli ospedali riservati all’interruzione volontaria della gravidanza. Zaia, infatti, ha detto no all’ospedale per gli aborti: «Sono contrario ai centri della morte e ad altre robe del genere», ha scandito il presidente a margine dell’inaugurazione dell’Antica Fiera di Godega di Sant’Urbano, nel trevigiano.
Ed è un no che pesa sul fronte interno della Regione perché l’idea di far nascere un “polo ospedaliero” dove far confluire i medici ginecologi non obiettori di coscienza era sì partita da Padova, ma la mente era quella del direttore generale dell’Area Sanità e sociale della Regione Veneto: era stato Mantoan a individuare la soluzione organizzativa di un ospedale in ciascuna Ulss dove le donne non avrebbero mai trovato le porte chiuse, perché in quel centro non ci sarebbero stati obiettori di coscienza. Un progetto pilota che, come concordato con il direttore generale dell’ulss 6 Euganea Domenico Scibetta, doveva partire da Padova, la città dove una donna di 41 anni aveva tentato di abortire salvo poi fare il giro degli ospedali e venire rifiutata per 23 volte. Ma quel progetto pilota pensato da Mantoan, Zaia non lo condivide.
Sconfessato, dunque, il numero uno della sanità veneta? «Ma no – dice Zaia ridendo – Mantoan gode della mia fiducia e stima professionale. È chiaro che i tecnici fanno le loro valutazioni e formulano proposte puntando sull’effìcientamento. Ma quella di fare un centro per gli aborti in ogni Ulss è una scelta politica. E io, da amministratore, dico: come si può pensare di fare ad esempio nell’Ulss veneziana, che copre un territorio lungo e stretto, un unico polo per l’interruzione volontaria del gravidanza? Come possiamo non essere in grado di organizzare il servizio in 2,3, 4 centri?». Ma se la percentuale degli obiettori in alcuni ospedali sfiora il 100% è chiaro che il problema esiste. «Sì – dice Zaia ma deve essere il legislatore a porvi rimedio intervendo sulla legge 194, prevedendo ad esempio bandi riservati ai non obiettori». Mantoan, intanto, si dice tranquillo: «Se mi sento sconfessato? Neanche un po’, ne sconfessato ne trattato male. Semplicemente, se il presidente non vuole, il centro unico per gli aborti in ciascuna Ulss non si fa. Il “padrone” è lui. Punto».
E quindi cosa farete? «Intanto – dice Mantoan – va ricordato che il servizio è sempre stato garantito. Con qualche difficoltà perché il problema degli obiettori c’è, ma è anche vero che il Veneto ha un basso numero di aborti, segno che funziona il servizio di prevenzione sul territorio». Sono immaginabili bandi ad hoc per non obiettori come è stato fatto in Regione Lazio? «Potremmo seguire la stessa strada, ma prima bisogna vedere come finiscono quei bandi, se saranno impugnati e se supereranno l’esame dei giudici. Anche noi a Trecenta per la procreazione assistita abbiamo fatto un bando riservato solo a biologi non obiettori, l’alternativa altrimenti era chiudere il centro». E se non fosse possibile fare bandi analoghi per l’Ivg? «Vedremo – dice Mantoan – Siamo tecnici, troveremo un’altra soluzione organizzativa». Da Padova il direttore generale dell’Ulss 6 Euganea insiste sul concetto di organizzazione delle risorse. «Non c’è alcuna contrapposizione tra quello che dice Zaia e quello che dico io – sostiene Domenico Scibetta – parliamo esattamente della stessa cosa, con due linguaggi diversi, partendo dal principio che i nostri servizi, che sono già in grado di dare risposte in diversi punti del territorio, garantiscono l’esigibilità del diritto della donna e parimenti rispettano l’obiezione di coscienza del medico. La grande opportunità della creazione di un’Ulss unica ci consente ora di avere una visione ampia di utilizzo delle risorse su base provinciale».
Il Gazzettino – 5 marzo 2017