di Claudia Voltattorni. Ci sono i farmaci anti-ipertensivi «satanici» e le cellule «eucaristiche». Ma anche le «ovaje», la «pancreatine» cronica e acuta e l’«erpes». Poi si scopre che, «non esistendo il vaccino per l’epatite A», «la principale prevenzione consiste nell’attuazione di norme igieniche generali». Ma anche il «sierotipo di meningococco B non è ancora presente nei vaccini in commercio».
Poi se alla domanda numero 29 la «rettorragia» è «il più comune sintomo del carcinoma del retto», più avanti, alla 323, non lo è più: «Non è un segno/sintomo caratteristico di carcinoma del retto». Infine, in Italia «il medico può effettuare o favorire trattamenti diretti a procurare la morte solo su richiesta ripetuta del malato», ma anche «in caso di pazienti non coscienti su esplicita richiesta del parente più prossimo».
Quesiti ed errori
Oltre seimila quesiti, molti con refusi, errori di battitura, parole e lettere mancanti. E poi domande e risposte sbagliate senza alcuna base medica. Migliaia di aspiranti medici italiani si sono trovati tutto questo davanti quando negli ultimi mesi hanno preparato la prova scritta per l’esame di Stato che li abilita alla professione, dopo i 3 mesi di tirocinio pratico. La preparazione dei quesiti è affidata dal ministero dell’Istruzione a una Commissione nazionale di 4 professori universitari e 4 medici. Al Consorzio Cineca viene affidata la stampa e la riproduzione delle domande che vengono studiate dai candidati. Poi ne vengono selezionate 180 a risposta multipla per il giorno della prova scritta che è divisa in due sessioni, area pre-clinica e area clinica.
L’intervento del Miur
E proprio nell’esame del 15 febbraio scorso i futuri medici si sono trovati il quesito sull’eutanasia con il «medico che può effettuare o favorire trattamenti diretti a procurare la morte solo su richiesta ripetuta del malato». Il Miur ha poi riconosciuto «il modo errato» in cui veniva formulata la domanda e «il quesito verrà considerato come risposto correttamente da tutti i candidati».
La denuncia
«E poi danno a noi degli ignoranti!». Così un gruppo di neoabilitati della Sapienza di Roma ha raccolto 600 firme di altri neomedici e studenti di tutta Italia per segnalare gli strafalcioni contenuti nei test dell’esame di Stato e rispondere ai 600 professori universitari che il 4 febbraio sul Corriere della Sera si lamentavano per le gravi lacune nella lingua italiana degli universitari e chiedevano aiuto a governo e Parlamento. I 600 studenti mostrano le domande su cui hanno dovuto prepararsi per mesi: «Il database di quesiti, che porta la firma in calce del Miur — scrivono i tre promotori della lettera Samantha Pegoraro, Egidio Candela e Pietro Mascagni —, contiene un repertorio di errori di ogni tipo, ignoranti, distratti, pressappochisti, coscienti, forse voluti». Il Miur fa sapere che è in programma l’aggiornamento del database, vecchio di anni.
Cosa fare allora? La soluzione per gli studenti è eliminare il «quizzario» per rilanciare la laurea abilitante, che accorpa il tirocinio durante il corso e si chiude con un esame dopo la tesi.
«Io sono per l’accesso all’ingresso e alla fine, ma devono essere fatti bene: questo test è un’inutile perdita di tempo e denaro», dice Andrea Lenzi presidente della Conferenza dei presidenti del corso di laurea in Medicina e docente alla Sapienza. «Al di là degli errori nel quiz, il punto è che non serve, costringe a perdere un anno dopo la laurea; abilitiamoli piuttosto durante i 6 anni di corso, i nostri medici sono già preparatissimi».
Il Corriere della Sera – 3 marzo 2017