Paolo Baroni. Quella sui vitalizi è una battaglia tutta concentrata su Camera e Senato per effetto dei 5 Stelle che a inizio settimana hanno riaperto le ostilità proponendo di modificare i regolamenti dei due rami del Parlamento ed equiparare questi trattamenti a quelli dei normali lavoratori.
Il Pd cerca di contenere la loro spinta rilanciando il progetto di legge presentato dal renziano Matteo Richetti, che a sua volta propone il ricalcolo col sistema contributivo di tutti gli assegni dei politici, quelli vecchi e quelli futuri. Ed è un palleggio continuo destinato a durare per mesi e che probabilmente finirà solo dopo le elezioni. Tutto il dibattito si è cosi concentrato esclusivamente sui costi dei due rami del Parlamento, che pesano sul bilancio dello Stato per oltre 220 milioni di euro, e sulla possibilità che di qui al 15 settembre i parlamentari della XVII Legislatura arrivino a maturare una pensione di mille euro lordi con appena 4 anni e 6 mesi di contributi, mentre normalmente se ne chiedono almeno 20. L’altro pezzo dello «scandalo», se così lo vogliamo chiamare, ovvero i vitalizi delle Regioni (che pure la proposta Richetti mette nel mirino), resta invece completamente in ombra. Eppure si tratta di una spesa altrettanto consistente, oltre 150 milioni di euro, secondo le stime contenute nell’ultimo rapporto di «Itinerari previdenziali», frutto di meccanismi di assoluto favore del tutto simili a quelli dei parlamentari.
In tutto le Regioni nel 2015 hanno erogato ben 3538 vitalizi (2583 pensionati diretti e 945 reversibilità), contro i 2116 della Camera ed i 1271 del Senato. L’importo medio si attesta attorno ai 45.245 euro (42.314 euro conteggiando anche le reversibilità), contro gli 81.830 dei deputati e i 68.103 dei senatori.
Il caso Molise
Non tutte le Regioni sono però uguali: ci sono infatti forti differenze sia sugli importi dei trattamenti concessi, che spesso si cumulano poi con altri vitalizi ed altre pensioni toccando cifre davvero esagerate, sia come quantità. La Regione «più virtuosa» in questo caso è la Lombardia, dove secondo i calcoli di «Itinerari previdenziali» si contano 44.800 abitanti per ogni vitalizio erogato a fronte di una media nazionale di 17.195. A seguire poi ci sono Lazio (26.055), Emilia Romagna (25.131), Campania (23.497) e Piemonte con 22.586. La Regione «meno virtuosa» è il Molise, dove si conta addirittura un vitalizio ogni 3852 abitanti. A seguire nell’ordine si piazzano poi Sardegna, Basilicata, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, con medie comprese tra 5300-5800 abitanti per ogni assegno.
Chi spende di più
Le Regioni che in assoluto spendono di più sono Puglia, Sicilia, Sardegna, Lazio e Campania con uscite che complessivamente oscillano tra 10 e 18 milioni l’anno. Agli ultimi posti troviamo invece Toscana, Abruzzo, Marche, Basilicata e Molise, che viaggiano attorno a 3-4 milioni di euro. Il numero più alto di percettori si trova in Sicilia, Sardegna, Lazio, Campania e Veneto (da 248 a 312 vitalizi erogati), mentre le regioni col minor numero di prestazioni sono Abruzzo, Marche, Liguria, Basilicata e Molise.
Ricchi e poveri
Ma in concreto quanto guadagnano ex consiglieri ed ex assessori regionali? Prima di entrare nei dettagli occorre fare una premessa: il reperimento di questi dati – è scritto nel rapporto – è «difficile, poiché non tutti i soggetti comunicano i dati al Casellario centrale delle posizioni previdenziali attive», in pratica l’anagrafe nazionale delle pensioni. E così dall’indagine emerge che a pagare gli assegni più ricchi è la Regione Puglia, che ai 159 suoi pensionati stacca un assegno che in media vale 77.987 euro l’anno. Ma anche la Sicilia con 60.293 euro lordi, la Sardegna con 58.236 e la Calabria con 56.053 euro non scherzano. Il più misero invece spetta a 139 ex consiglieri della Toscana, che beneficiano di un vitalizio che in media vale appena 26.660 euro lordi l’anno. Di due regioni, Umbria e Val d’Aosta, non sono stati trovati dati, mentre di Veneto e Lazio si conoscono solo valori netti. Nel primo caso il vitalizio medio è pari a 28.993 euro, nel secondo si arriva addirittura a 63.287, che corrispondono a un lordo di oltre 98 mila euro.
I risparmi possibili
Anche questi vitalizi, se venisse approvata la «proposta Richetti», verrebbero tutti ricalcolati col contributivo. In media, secondo le stime dell’Inps, anche questi assegni verrebbero così decurtati di un buon 40% con un risparmio pari a circa 60 milioni l’anno. Peccato che sino all’altra settimana il pdl Richetti giacesse quasi dimenticato nei cassetti della Commissione affari costituzionali. Potenza della campagna elettorale in arrivo.
La Stampa – 3 marzo 2017