«Non ci aspettavamo certo di arrivare a saturare la capacità produttiva nel giro di cinque anni, ma le vendite sono aumentate del 45% dal 2012 a oggi, trainate dall’export, e i mercati mondiali ci prospettano un trend di ulteriore crescita». Così Carlo Carteri, responsabile degli stabilimenti pasta e sughi in Europa del gruppo Barilla, spiega la notizia diffusa ieri del raddoppio della fabbrica di sughi pronti di Rubbiano, un impianto greenfield inaugurato nell’ottobre 2012 dall’allora premier Mario Monti, costato 40 milioni di euro.
«Ora investiamo altri 50 milioni di euro, per portare la superficie produttiva dagli attuali 15.500 metri quadrati a 30mila e la capacità produttiva da 60mila a 122mila tonnellate/anno, con l’obiettivo che sia operativo da fine 2018», aggiunge Carteri.
Un investimento che farà di Rubbiano il più grande ed efficiente impianto di produzione di sughi per pasta in Europa e uno dei più sostenibili al mondo. E non solo rafforzerà la penetrazione di Barilla nel mercato mondiale dei sughi pronti, dove già oggi è il terzo player (dietro a due produttori americani) con una quota in valore del 6%, ma valorizzerà le filiere agroalimentari del made in Italy dal campo alla tavola, all’insegna dello sviluppo sostenibile ed etico riassunto da Barilla nella strategia “Buono per te, buono per il pianeta”. Senza considerare l’impatto occupazionale nella food valley, perché ai 150 addetti già al lavoro se ne aggiungeranno a regime altri 60 – oltre all’indotto – attraverso un piano di assunzioni che porterà entro il 2020 al perfetto allineamento di genere, con una quota di donne del 50%, contro l’attuale 40%. Unanime il plauso dei sindacati confederali, che parlano di «relazioni industriali esemplari con il gruppo Barilla, grazie anche a politiche di diversità e inclusione all’avanguardia in un distretto dove notizie di investimenti e assunzioni di questa entità non sono all’ordine del giorno», commenta Laura Pagliara, segretario provinciale Uila-Uil di Parma.
L’80% dei 50 milioni di investimento è destinato a tecnologie meccaniche e infrastrutture telematiche «per realizzare una fabbrica-modello in termini di innovazione, robotica e digitalizzazione, in linea con le logiche dell’Industria 4.0», precisa Carteri. Con un’attenzione estrema alla sostenibilità ambientale, perché l’ampliamento permetterà di ridurre ulteriormente le emissioni di CO2 (-7%), i consumi idrici (-9%), la produzione di rifiuti (per il 95% avviati al ricicl0) e tutti gli impianti saranno alimentati solo a energia rinnovabile.
Nell’anno in cui Barilla, leader mondiale della pasta, festeggia i suoi primi 140 natali, lo stabilimento di Rubbiano diventa la sintesi ideale tra le radici locali e lo sguardo globale del gruppo, tra ricette e ingredienti di antica tradizione italiana e tecnologie all’avanguardia mondiale. «A Rubbiano Barilla ha costruito nel ’65 il suo primo sito fuori dalla città di Parma – ricorda Carteri – la fabbrica dei prodotti da forno. L’impianto dei sughi pronti è stato costruito di fronte, su un’area di 12 ettari, che dopo questo ampliamento sarà completamente occupata». Con il primo investimento di cinque anni fa il big emiliano ha internalizzato tutta la produzione di condimenti a base di pesti, pestati e pomodoro fino ad allora affidata a due partner storici sul territorio, Rodolfi Mansueto e Consorzio casalasco del pomodoro (che continuano a fornire il pomodoro trasformato). «Con questo secondo step da 50 milioni di euro internalizzeremo anche la produzione di sughi a base di carne, sempre al 100% italiana, come il basilico e il pomodoro, perché il controllo e la trasparenza totale della filiera agroalimentare e della stessa fabbrica sono il segreto del successo del made in Italy nel mondo», ricorda Carteri.
Le vendite di sughi Barilla sono cresciute di quasi il 10%l’anno dal 2012 a oggi, trainate da Germania e Francia, e oggi valgono circa 240 milioni di euro, considerando anche la produzione negli Usa affidata a un partner locale per servire il mercato oltreoceano. Ma i condimenti di Parma sono già sugli scaffali di oltre 100 Paesi, lì dove Barilla è sinonimo di pasta e dove il sugo rafforza qualità e origine del primo piatto italiano.
Ilaria Vesentini – Il Sole 24 Ore – 17 febbraio 2017