Cento persone fuori a contestare, solo undici amministratori (fra cui i sindaci di Zermeghedo, Sovizzo e Montorso) dentro la sede di Confindustria di Montecchio Maggiore. Il seminario organizzato ieri sera dalla Miteni, l’azienda di Trissino con 9 dirigenti indagati per l’inquinamento delle falde da Pfas, si risolve in un mezzo flop.
Dentro, Angelo Moretto, professore associato di diritto del lavoro all’Università di Milano e già in passato consulente della Miteni, relaziona sulle sostanze perfluoro alchiliche , sostenendo che «la loro tossicità non è provata». Fuori, quasi si viene alle mani quando da un manifestante parte un insulto a Maurizio Scalabrin, consigliere Pd e presidente della commissione ambiente, nonché ex sindaco.
«Ha organizzato lui questa riunione di propaganda – afferma Sonia Perenzoni, consigliera 5 Stelle – lo ha scritto il presidente del consiglio comunale Meggiolaro nella convocazione. Moretto non è credibile: è consulente per l’Ilva e ha scritto che i tumori a Taranto sono dovuti al fumo di sigarette».
«Non è vero, ha organizzato tutto Miteni – replica concitato Scalabrin –. Mi hanno offeso e messo le mani addosso per niente». A far infuriare il Gruppo genitori e cittadini attivi Pfas Montecchio è stata la prima convocazione: in Sala Filande, sede municipale, a porte chiuse.
Miteni ha poi ripiegato sulla più neutra sede confindustriale. La sindaca leghista Milena Cecchetto, all’ultimo, ha dato ordine ai suoi di disertare la serata «viste le modalità con cui è stata organizzata». Alberto Peruffo, promotore del sit-in, condanna «il gesto di chi ha insultato Scalabrin. Ma questa discussione andava fatta pubblicamente».
«Sono madre di due figli e sono indignata dal modo con cui hanno inquinato le nostre acque – racconta Silvia Frigo –. Non bevo più l’acqua del rubinetto».
«Le concentrazioni di Pfas sono entro i limiti – aggiunge Diego Meggiolaro dal sit-in – ma solo perché la norma italiana è troppo permissiva: in Germania o in stati Usa come l’Ohio i limiti sono più severi». Intanto arrivano 23 milioni dal ministero dell’Ambiente per la tutela delle risorse idriche del bacino del Fratta-Gorzone, secondo un accordo firmato ieri nella sede della Regione Veneto a Roma.
Dieci milioni andranno al distretto della concia, per scarichi delle fognature, collettore e impianti di depurazione, oltre che per impianti di depurazione dell’acqua potabile. «Da qui inoltre – dice il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – lanciamo con ancora più forza la nostra sfida al problema delle sostanze Pfas: figurano infatti, a differenza del passato, tra gli obiettivi dell’accordo, creando le premesse per dare giusta finalizzazione agli 80 milioni di euro di fondi Fsc contenuti nel Piano Operativo Ambiente deliberato dal Cipe lo scorso dicembre».
Greenpeace al contrattacco convoca l’esperto di Detox
Arriva Greenpeace a fare «Il punto sui Pfas»: è questo il titolo della conferenza che si terrà venerdì 24 febbraio al teatro San Pietro di Montecchio Maggiore alle 20.30. Relatore più atteso è Giuseppe Ungherese, responsabile italiano per la campagna Detox dell’associazione ambientalista. Presenterà il resoconto di uno studio sulle conseguenze sulla salute delle sostanze perfluoro alciliche, divenute un’emergenza nell’Ovest vicentino e nella bassa veronese e padovana per l’alta concentrazione nelle falde. La campagna Detox mira a mettere al bando in ambito industriale le sostanze Pfc, la «famiglia» che contiene anche i Pfas. Anche Legambiente Veneto torna a intervenire sul tema: «Siamo preoccupati: il consiglio comunale di Montecchio Maggiore attraverso il suo presidente e il referente della commissione consigliare Ambiente e territorio si è prestato a far da gran ciambellano alla Miteni – dice Piergiorgio Boscagin, responsabile della campagna contro l’inquinamento da Pfas di Legambiente Veneto –. L’azienda che dai documenti delle istituzioni (Arpav in primis) risulta come la più probabile causa dell’inquinamento si erge a fare corsi di formazione per i sindaci? Ma l’informazione istituzionale di Arpav, Usl, Iss, Regione Veneto dove sono?».
Giulio Todescan – Il Corriere del Veneto – 16 febbraio 2017