Sul cantiere, ormai aperto H24, della manovra-bis, piovono cattive e buone notizie per Pier Carlo Padoan. La cattiva notizia è lo stop, anche piuttosto ruvido al piano del Tesoro (e ai conseguenti impegni già presi con l’Europa) da parte di Renzi alla direzione del Pd, che costringerà il ministro dell’Economia ad un superlavoro e ad andare a caccia di risorse alternative all’aumento delle accise sulla benzina, ormai dato per sepolto. In questo caso sono i giochi a tornare in prima linea con una tassa sulle vincite in grado di fornire 200-250 milioni.
La buona notizia sono risultati migliori delle previsioni del Pil del 2016: ieri l’Istat ha confermato che la crescita è stata dello 0,9 per cento (nel quarto trimestre dello scorso anno c’è stato un incremento dello 0,2 per cento), come aveva certificato lunedì la Commissione europea: si tratta di un 0,1 per cento in più della previsione del governo ferma allo 0,8 per cento. Significa un maggiore gettito di circa 500 milioni, dovuto alla maggior crescita e dunque alle maggiori imposte pagate lo scorso anno, che si trascina nel 2017 e va ad alleggerire il deficit. A questa circostanza si aggiungono i risultati della lotta all’evasione, maggiori del previsto, come annunciato nei giorni dall’Agenzia delle entrate: di questa somma qualche centinaio di milioni potrà essere assestato nel bilancio di quest’anno.
Di conseguenza la manovra-bis da 3,4 miliardi potrebbe scendere sotto quota 3 miliardi e rendere più semplice il lavoro di Padoan. Non per niente ieri il premier Gentiloni ha definito le nuove cifre «incoraggianti» e Padoan ha tenuto a sottolineare che i dati «migliori del previsto» danno ragione alle «rigorose e affidabili» stime del Mef e alla politica fatta di «attenzione ai conti, di riforme e di investimenti».
Sul cantiere della manovrina pesa comunque la tensione cumulata durante la direzione del Pd di lunedì e le critiche all’indirizzo del ministro dell’Economia su privatizzazioni e tasse. Tant’è che ieri sono circolate voci di dimissioni del ministro, ma Via Venti Settembre ha smentito seccamente. La questione delle accise – spiegano al Tesoro – non è dirimente (si parla di atteggiamento «pragmatico») e l’obiettivo resta quello, enunciato anche da Renzi lunedì, di evitare la procedura d’infrazione. L’incidente, dunque, sembra chiuso.
Si torna così ad impugnare la calcolatrice, grazie anche ad una certa flessibilità sui tempi da parte di Bruxelles e al conforto di Moody’s che ieri ha definito «molto basso» il rischio di una “Italexit”. Al momento si può far conto sul miliardo di lotta all’evasione e sugli 850 milioni di spending review. Se l’obiettivo, come pare, è quello di limitare la manovra a 2,5-2,7 miliardi, la caccia grossa resta circoscritta intorno ad una cifra che può valutarsi in 800 milioni. Dove trovarli? La strada dei giochi è sempre aperta, anzi: ci sono sviluppi. È stata accantonata l’idea di tassare le circa 100 mila sale, bar e tabacchi compresi, perché di complessa realizzazione e di scarsa efficacia. Ma nelle ultime ore sul tavolo del governo c’è uno studio che punta ad aumentare la tassazione delle vincite sopra i 500 euro, oggi sottoposte ad un prelievo del 6 per cento. La tassa verrebbe raddoppiata e portata al livello dei Bot, cioè al 12,5 per cento. Il gettito per l’erario della tassa sulle vincite è attualmente di 350 milioni: nell’ipotesi di un raddoppio generalizzato dell’aliquota si raccoglierebbero altri 300-350 milioni. Allo studio anche l’aumento da 100 a 300 milioni della base d’asta del Superenalotto.
Repubblica – 15 febbraio 2017