di Barbara Gobbi. Il contributo da 422 milioni che sarebbe spettato alle Regioni a statuto speciale, sarà spalmato sulle amministrazioni a regime ordinario. «Con l’effetto di un taglio secco al Fondo sanitario nazionale, e di ovvie ricadute sulla salute dei cittadini e sulle liste d’attesa». Il coordinatore degli assessori al Bilancio Massimo Garavaglia conferma quanto anticipato da Sanità24 nei giorni scorsi. La mancata Intesa di oggi – per il no secco di Sardegna e Friuli Venezia Giulia, rende concreto il rischio tagli al Ssn, su cui il Tdm aveva lanciato l’allarme .
I tagli complessivi per il 2017 derivanti dalla legge di Stabilità 2016 «ammontano nel complesso a 2 miliardi e 700 milioni, su un totale – ricorda ancora Garavaglia – di 10,2 miliardi. C’è Intesa da parte delle regioni ordinarie, mentre Sardegna e Friuli hanno problemi particolari perché hanno fatto ricorso contro la legge di Bilancio: sarebbe opportuno che il governo se ne prendesse carico per risolvere il problema, altrimenti per due piccoli problemi ci vanno di mezzo tutti. In ogni caso, il governo può procedere tenendo conto delle valutazioni delle regioni ordinarie »
«Siamo esclusi dai fondi mentre le competenze continuiamo ad averle, questo non è accettabile». Questa la spiegazione del vice presidente della regione Sardegna, Raffaele Paci, della mancata intesa da parte della sua Regione al riparto dei tagli alla sanità contenuti nell’ultima legge di Stabilità e al fondo per gli enti locali. «Sul primo fronte, abbiamo fatto ricorso contro la legge di stabilità del 2016 e poi quella del 2017 perché lo Stato ci impone ulteriori accantonamenti e questo non è più accettabile, dal momento che noi ci paghiamo totalmente il sistema sanitario. Chiediamo di avere un trattamento equo». Tra l’altro nel riparto proposto dall’esecutivo, spiega Paci, «si specifica che alcuni fondi sono destinati alle regioni ordinarie, mentre nelle legge di Stabilità si parlava di Regioni in modo generico».
Poi il fondo per gli enti locali destinato a Comuni, Province e Città metropolitane, al vaglio della conferenza unificata del pomerigggio, «dovrebbe comprendere anche gli enti sardi e siciliani, visto che lo Stato ha mantenuto competenze su questi enti. Invece nella proposta di riparto del governo – attacca Paci – sono escluse le province sarde e la città di Cagliari, per cui noi non daremo l’intesa e mi risulta che anche l’Anci non la darà». La Sardegna chiede quindi al governo di riaprire il confronto su questi due nodi irrisolti.
Il Sole 24 Ore sanità – 9 febbraio 2017