Si spreca tanto cibo, se ne spreca davvero troppo. Gli italiani nel tempo sono diventati più attenti, anche se sono sostanzialmente spaccati in due: una parte cerca davvero di prevenire gli sprechi (o almeno ci prova), un’altra parte invece è del tutto incurante del problema, è sprecone o non si preoccupa più di tanto. Il risultato è che ogni anno nelle famiglie italiane si sprecano circa 145 chili di cibo, ovvero il 75% delle spreco complessivo in Italia, per un costo stimato di 360 euro l’anno.
I dati sono dell’ultimo rapporto dell’Osservatorio nazionale Waste Watcher, di Last Minute Market/Swg, diffuso in occasione della Giornata nazionale di prevenzione degli sprechi alimentari che si celebrerà domenica 5 febbraio. I dati sulla quantità di cibo che finisce perso ogni anno ormai si rincorrono: secondo la Fao, in Italia, un anno di spreco alimentare potrebbe sfamare quasi 44 milioni e mezzo di persone. A livello mondiale i numeri sono altrettanto allarmanti: ogni anno più di un terzo della produzione mondiale di cibo si perde o si spreca lungo la filiera, circa 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti sprecati solo considerando la frazione commestibile. Un fenomeno diffuso, che pone seri interrogativi di tipo etico, sociale, economico. Molto si può fare anche a livello del consumo casalingo: l’Enea così ha diffuso un decalogo delle buone pratiche che sollecita a una serie di azioni quali fare compere seguendo una lista della spesa, controllare la scadenza dei prodotti, fare attenzione alle etichette, migliorare la conservazione dei cibi, riutilizzare gli avanzi per farne nuove pietanze. Senza contare tutto il potenziale: gli scarti alimentari, spiega l’Enea, possono trasformarsi in proteine e zuccheri utili per produrre ingredienti alimentari, nutraceutici e mangimi per la zootecnia, o diventare bioplastiche o energia sotto forma di biogas.
I numeri diffusi dall’Enea dicono che lo spreco annuale in Italia è di circa 42 kg di cibo a persona sotto forma di avanzi non riutilizzati o alimenti scaduti o andati a male: di questi, oltre 10 kg sono verdure o prodotti ortofrutticoli. Spiega l’Enea: “Con i prodotti vegetali che gettiamo nella spazzatura, oltre a fitosanitari e nutraceutici, potremmo produrre 41 milioni di m3 di biometano, l’equivalente dell’energia necessaria per riscaldare 46mila appartamenti, con un risparmio di circa 2 milioni di tonnellate di CO2. Ma non è tutto. I nostri scarti possono trasformarsi in cibi “Superfood” per mantenerci in forma, cosmetici per farci belli o nuovi alimenti per la zootecnia”.
I dati dello spreco diffusi dall’Osservatorio Waste Watcher dicono che complessivamente lo spreco annuale di cibo in Italia ammonta a circa 16 miliardi di euro, pari all’1% del Pil. Nelle case, come già detto, si spreca circa 145 kg di cibo l’anno per un costo di 360 euro, poi ci sono le perdite in campo, gli sprechi nell’industria alimentare e quelli nella distribuzione.
I cittadini sono informati? Non troppo. Qualche mese fa è entrata in vigore la nuova legge antispreco (legge 166/2016) ma solo 6 italiani su 10 (il 59% degli intervistati) sanno che esiste una nuova legge dedicata al recupero e alle policies e pratiche antispreco. E addirittura il 90% degli italiani dichiara di non conoscere i contenuti del provvedimento, o di averne solo vaghe informazioni. Ulteriore area di indagine dei nuovi dati Waste Watcher riguarda uno degli strumenti chiave per la riduzione degli sprechi nella filiera del cibo: la family bag in cui inserire il cibo non consumato per portarlo a casa, e che lentamente comincia ad essere adottata nei luoghi di ristorazione. L’interesse dei cittadini è notevole: la family bag è giudicata opzione “valida” nella prevenzione degli sprechi per l’80% degli intervistati, efficace/funzionale per il 73%. Ma 1 italiano su 2 teme che non sarà supportato dai ristoratori e il 75% auspica l’introduzione diffusa con un design elegante per superare la “timidezza” nel portarsi a casa gli avanzi del pasto.
Quando si guarda poi all’atteggiamento degli italiani verso gli sprechi, emerge un’attenzione crescente al tema ma allo stesso tempo un’Italia spaccata in due: il 57% degli italiani è sensibile e attento allo spreco e mette in atto comportamenti di prevenzione – c’è un 22% di virtuosi che riesce a sprecare pochissimo, un 28% di persone attente, un 7% attento per necessità perché deve contenere le spese – contrapposto però a un 43% di persone che si posiziona nell’area degli sprechi, perché ha comportamenti incoerenti (27%: in pratica, predicano bene e razzolano male), perché del tutto sprecone (12%: deve pensarci la società), o incurante della questione (4%).
I comportamenti fanno dunque la differenza. Secondo i dati Waste Watcher, in tema di prevenzione il 65% degli intervistati punta sul check in dispensa per controllare cosa serve veramente prima della spesa; secondo l’85% degli intervistati la soluzione è una lista della spesa da compilare prima di entrare al supermercato per evitare acquisti inconsulti; il 53% sceglie di congelare i cibi che non si mangeranno a breve; il 52% presta attenzione alle quantità di cibo che si intende cucinare, il 50% raccomanda di verificare che i cibi scaduti siano davvero andati a male, prima di buttarli.
La novità di quest’anno è il lancio di un’iniziativa che servirà a monitorare lo spreco: si tratta di un esperimento chiamato “Diari di Famiglia”, lanciato attraverso la campagna Spreco Zero e realizzato adesso nell’ambito del progetto Reduce promosso da Ministero dell’Ambiente e Università di Bologna – Distal, con l’Osservatorio Waste Watcher. Dal prossimo marzo 400 famiglie di tutta Italia (secondo un campione statistico) si sottoporranno al test per una settimana e annoteranno dettagliatamente su moduli prestampati tutto il cibo sprecato giorno per giorno, dettagliandone tipologia e quantità. Le famiglie si sottoporranno inoltre al cosiddetto “waste sorting”, il controllo incrociato nelle loro pattumiere, per verificare che le annotazioni siano state veritiere. Si arriverà così a quantificare in modo scientifico lo spreco alimentare domestico in Italia. Da marzo tutti i cittadini potranno poi partecipare al progetto “Waste notes, un diario per amico”, scaricando dal sito della campagna Spreco Zero i format in cui annotare la lista della spesa e il cibo buttato di giorno in giorno.
Help Consumatori – 3 febbraio 2017