«Tagliare» il parco della Lessinia o mantenere gli attuali confini? Il primo passo per il futuro dell’area protetta si deciderà oggi. In mattinata, a Bosco Chiesanuova, infatti, è atteso l’incontro tra i primi cittadini dei comuni che fanno parte del parco e l’assessore Cristiano Corazzari. In tutto saranno in quindici a confrontarsi: tredici amministrazioni veronesi (oltre a Bosco, Velo, Erbezzo, Sant’Anna d’Alfaedo, Roverè, Selva di Progno, Grezzana, San Giovani Ilarione, Roncà, Vestenanova, Dolcè, Fumane e Marano di Valpolicella) e due vicentine (Altissimo e Crespadoro).
L’ordine del giorno prevede la discussione del cosiddetto «emendamento Valdegamberi», dal nome del consigliere regionale Stefano, (ma appoggiato da altri consiglieri e assessori veronesi, come Luca Coletto, Massimo Giorgetti, Alessandro Montagnoli e Andrea Bassi) che prevede una pesante riduzione (circa il 50%) delle aree «agro-silvo-pastorali», ad elevata tutela ambientale, per trasformarle in aree «contigue», con una conseguente maggiore elasticità, a cominciare dai permessi di costruzione.
Finora, le dichiarazioni dei sindaci erano orientate, in una soverchiante maggioranza, a favore dell’emendamento. Negli ultimi giorni, però, si è costituito anche un fronte opposto, formato da una serie di associazioni vicine al mondo ambientalista. C’è Legambiente, come Wwf e Lipu, la Lega anti caccia, ma anche Italia Nostra, Amici della Bicicletta, Fondo ambiente italiano, Cai Veneto e persino l’associazione italiana degli insegnanti di geografia. Con un manifesto, «Aree protette – tesoro del Veneto» hanno preso posizione contro gli emendamenti agli articoli 70 e 71 della legge di bilancio regionale: non solo il «Valdegamberi», ma anche quello proposto da Sergio Berlato, che mira a compiere la stessa operazione su un altro parco regionale, quello dei Colli Euganei.
«Puntiamo a raccogliere molte firme – commenta Miranda Bizjak, della Lega Anti Caccia – ma attiveremo anche azioni legali, come ricorsi alle corti competenti. Già in diversi casi non solo la giurisprudenza, ma anche il governo ha smontato i provvedimenti regionali, da tempo orientati a diminuire i vincoli e le tutele e a fare favori ai cacciatori». Nel mirino, anche il provvedimento che consentirebbe una nomina «esclusivamente politica» del nuovo direttore del parco, senza il requisito di competenze ambientali. La comunità locale (o meglio, i sindaci) si oppone? «Il parco non è solo di chi ci vive – rispondono gli ambientalisti – ma di tutti. Così come anche la città non è solo dei residenti, ma è un patrimonio artistico mondiale». Tesi a cui si oppone strenuamente Valdegamberi. «La quasi totalità degli interventi “ambientalisti” arrivano da persone che vivono ben lontane da questa realtà montana di cui hanno a volte una visione bucolico-fiabesca. Per chi vive nel parco è ben diverso. A volte si impazzisce a chiedere un permesso per rifare il bagno di casa. Lasciate che i sindaci della Lessinia, gli unici legittimi rappresentanti del territorio che amministrano, possano decidere serenamente in questi mesi».
Venerdì, intanto, un altro appuntamento importante per la montagna veronese: ci sarà il primo incontro della conferenza Stato-Regioni sul nuovo piano di conservazione del lupo, con tanto di proposta per dare il via libera agli abbattimenti, proposta alla quale la giunta veneta dirà sì.
Il Corriere del Veneto – 1 febbraio 2017