Monitoraggio dei livelli di Pfas nel sangue, si parte. Domani alle 13 nel distretto dell’ospedale di Lonigo sono attesi i primi dieci pazienti, tutti ragazzi quattordicenni. «Verso marzo il piano regionale continuerà con l’avvio dei test nelle altre sedi – assicura il coordinatore veneto del programma, il responsabile del Centro screening di Montecchio Maggiore Rinaldo Zolin – a Cologna Veneta e a Legnago oltre che a Noventa Vicentina, dove andranno anche i cittadini di Montagnana nel Padovano». Intanto, la vicenda continua anche sotto il profilo giudiziario: venerdì una delegazione del Movimento 5 Stelle ha incontrato i vertici della procura vicentina per fare il punto sull’indagine sull’inquinamento da composti perfluoroalchilici nella falda.
Il «Piano di sorveglianza sulla popolazione esposta a Pfas», ai blocchi di partenza, prevede un monitoraggio biennale su 30mila residenti del Vicentino, 6mila del Padovano e circa 48mila del Veronese. Sono i residenti dei 21 Comuni della «zona rossa», quella più interessata dal problema Pfas nelle falde, suddivisi fra le Usl dell’Ovest Vicentino, Vicenza, Verona, Legnago ed Este. In tutto la Regione Veneto ha previsto uno stanziamento di 3,4 milioni di euro, l’obiettivo è costruire un «database» approfondito sugli Pfas. Nelle scorse settimane le aziende sanitarie maggiormente interessate dalla contaminazione hanno ricevuto la prima parte di fondi, in tutto 350.458 euro di cui 114mila all’ex Usl 5 (Arzignano) e 35mila all’ex Usl 6 di Vicenza. L’adesione allo screening è volontaria. «Partiamo con i 14enni – spiega Zolin – per il primo mese il monitoraggio si svolgerà solo al pomeriggio, poi amplieremo l’attività al mattino estendendola anche al sabato». A regime, nei locali predisposti a Lonigo entreranno una trentina di pazienti al giorno, ma i numeri all’inizio saranno ridotti anche per capire quanto tempo ci si impiega a svolgere tutti i test: lo screening prevede un prelievo del sangue con analisi di colesterolo ed emoglobina, un esame del livello di Pfas nel sangue e nelle urine ma anche un questionario sugli stili di vita. Entro un mese poi ogni utente riceverà la risposta a casa e se tutti i valori saranno nella norma si verrà richiamati solo dopo due anni. Se il test invece evidenzierà scompensi, partiranno delle verifiche gratuite tramite i medici di base. «Iniziamo lo screening a Lonigo, dove sono già in arrivo due assistenti sanitari neo-assunti proprio per questo monitoraggio, ma poi le analisi partiranno anche a Noventa, Cologna Veneta e Legnago», conferma il coordinatore. Nel distretto del Basso Vicentino e in quelli veronesi, secondo il responsabile del monitoraggio, si partirà con ogni probabilità verso metà marzo. Anche lì sono in programma rinforzi di organico. Sul piano di screening, nelle scorse settimane erano intervenuti anche i sindacati Cgil, Cisl e Uil chiedendo che pure i lavoratori della Miteni fossero inclusi nel monitoraggio, oltre a sollecitare Venezia per la costituzione di un tavolo istituzionale con tutti i soggetti interessati dal caso Pfas.
Intanto, venerdì il Movimento 5 Stelle è andato in procura a Vicenza. «Abbiamo consegnato al procuratore Antonino Cappelleri – spiega il senatore Enrico Cappelletti – la relazione della sanità regionale, colpevolmente tenuta nascosta dalla giunta veneta, sugli effetti degli Pfas su neonati e donne incinte. E’ positivo che ci siano ben due sostituti procuratori che si occupano dell’indagine».
Andrea Alba – Il Corriere del Veneto – 29 gennaio 2017