«Non ci sono scorciatoie. Stabilità e riforme sono elementi essenziali per lo sviluppo» per non farsi sfuggire la lenta ripresa faticosamente imboccata, quella dell’1% circa all’anno fino al 2019. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, lo sottolinea all’annuale assemblea di Assiom-Forex che quest’anno si tiene a Modena, ospite della Bper.
Anche se finora i mercati sono stati clementi davanti all’«incertezza circa la determinazione politica» sulle riforme — evidenza Visco — tuttavia lo spread è tornato a rialzare la testa. Oggi è circa 50 punti in più rispetto ai primi mesi del 2016 e soprattutto è più alto di quello della Spagna: «Resistenze, ritardi e ripensamenti» arrivano da tanti settori, anche quello «bancario» e rischiano di vanificare i progressi realizzati durante la «lunga crisi».
Visco non fa espliciti riferimenti a chi chiede elezioni anticipate ma il messaggio arriva. Poche ore dopo il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, attacca: Visco dovrebbe stare «a pane e acqua» se dice «agli italiani cosa dovrebbero fare» e che sarebbe bene «non andare al voto subito». Ma anche il premier Paolo Gentiloni puntualizza, da Madrid: «Non vedo rischi di ripensamenti né di ritardi. Il governo si è mosso, e lo ha sempre fatto anche in contatto e d’intesa con la Banca d’Italia, molto tempestivamente con rapidità e decisione sul settore bancario e nell’attuazione delle riforme».
A rendere incerta la ripresa — spiega Visco — contribuiscono i segnali dagli Stati Uniti con l’arrivo delle politiche protezioniste di Donald Trump, e anche per questo è necessario che in Europa la Bce continui con le sue politiche monetarie «accomodanti» (il Qe). Comunque la ripresa, per quanto contenuta, c’è e i segnali arrivano anche dalle banche, che vedono le sofferenze crescere al ritmo più lento dal 2008. I crediti deteriorati (gli «npl») continuano ad essere vicini a quota 200 miliardi, che però si possono recuperare almeno in parte «se si consoliderà la ripresa». Visco è tornato su un punto delicato anche nel confronto con la Bce: spingere le banche a vendere subito e in blocco i propri npl comporta recuperi minori (circa il 23% del prestito originario) rispetto a quelli ricavabili in via ordinaria (circa il 47%). Ma in generale — Visco lo ribadisce — le banche sono «in buone condizioni finanziarie». I casi di istituti in crisi sono invece limitati e frutto anche di «comportamenti non corretti» e di concessione del credito «non prudente».
L’intervento pubblico o semi-pubblico con il Fondo Atlante sono serviti a mettere in sicurezza le quattro banche, Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Mps, alla quale finiranno «circa un terzo dei 20 miliardi stanziati dal governo» con un intervento nel capitale che «sarà temporaneo». Ci sono quindi «spazi più che sufficienti» per altri interventi, a cominciare proprio dai due istituti veneti. In ogni caso il sistema ha bisogno di recuperare redditività, e questa passa sia per le aggregazioni tra banche medie (e tra Bcc, «rapidamente») sia da tagli ai costi «amministrativi e del lavoro, inclusi quelli della dirigenza».
Da Visco non sono invece arrivati riferimenti, neanche indiretti, alla possibile mossa di Intesa Sanpaolo su Generali. Il presidente dell’istituto milanese Gian Maria Gros-Pietro comunque ha escluso convocazioni del consiglio nel weekend ma ha evitato commenti sul tema. Ha tuttavia spiegato che sul risparmio gestito la banca ha praticamente centrato gli obiettivi del piano (43% dei proventi) e che quindi «ci proporremo nuovi obiettivi». Sulla vicenda comunque «sia come Banca d’Italia sia come Ivass siamo molto attenti», ha detto il dg di Bankitalia Salvatore Rossi, avendo a riguardo «la stabilità dei singoli soggetti e del sistema Italia. Serviranno molte autorizzazioni nel caso in cui l’operazione vada avanti».
Fabrizio Massaro – Il Corriere della Sera – 29 gennaio 2017