Non è speculazione commerciale, ma solo la dinamica tra domanda e offerta. E siccome l’offerta è molto scarsa, i prezzi degli ortaggi – in queste prime tre settimane di gennaio – sono alle stelle. Il gelo siberiano, che dall’inizio dell’anno è arrivato nel Centro e nel Sud Italia, ha compromesso la quasi totalità dei raccolti di ortaggi coltivati in pieno campo e una percentuale elevata di quelli in serra. Con il risultato che dai primi giorni del mese i listini all’ingrosso hanno cominciato a salire a due cifre, con gli inevitabili rincari dei prezzi al dettaglio.
Ismea ha fatto un primo bilancio: all’ingrosso sono stati registrati aumenti medi dei prezzi su base settimanale del 29% per i cavolfiori, del 33% per le lattughe e del 50% per i finocchi. Forti rincari, sempre rispetto alla prima settimana di gennaio, si registrano per le produzioni di serra. Al riguardo Ismea rileva incrementi di prezzo del 36% per le zucchine, del 17% per i pomodori e del 20% per i peperoni (+13% per le melanzane).
«La tendenza all’aumento sta proseguendo, in un contesto mercantile caratterizzato da una forte carenza d’offerta e da un crollo degli arrivi dall’estero, soprattutto dalla Spagna, dove gli eventi climatici (in particolare le basse temperature) hanno causato ingenti danni alle coltivazioni. I contributi del Nord Africa, prevalentemente del Marocco, non sono invece sufficienti a compensare gli attuali squilibri del mercato», spiegano gli analisti di Ismea.
La crisi degli ortaggi, infatti, non è solo italiana. Anche la Spagna, che con l’Italia è tra i grandi produttori d’Europa, sta facendo i conti con gelo, forti piogge e allagamenti che hanno colpito le aree produttive della Murcia e di Valencia. Tutta Europa sta chiedendo ortaggi freschi e la scarsità di prodotti fa impennare i listini. In Gran Bretagna la crisi è al culmine. Nei giorni scorsi il quotidiano «The Guardian» ha dato l’allarme per la crisi della zucchine: +60% tra la prima e la seconda settimana di gennaio. Ma il top è segnato dalle melanzane spagnole che hanno avuto rincari del 132%. Una cassetta di zucchine da cinque chili ha raggiunto il valore di 21 sterline, la lattuga iceberg spagnola ha superato le 13 sterline per una cassetta da dieci pezzi. «Sul mercato di Almeria – segnala l’asssociazione dei coltivatori Asaja – le zucchine per export sono aumentate da 1,10 e 4,2 sterline il chilogrammo».
Con Italia e Spagna in questa situazione, è in pratica tutta l’Europa che sta facendo i conti con rincari siderali e carenza di prodotto. A Bruxelles le zucchine hanno superato i 24 euro la cassetta; listini analoghi sono stati rilevati dalle associazioni dei consumatori in Francia e in Germania.
Nei principali mercati all’ingrosso del Centro e Sud Italia i magazzeni sono praticamente vuoti e gli approvvigionamenti quotidiani sono al minino. Le prosettive – almeno nel breve periodo – non sono destinate a cambiare. Molti importatori stanno cercando di intercettare quantitativi di ortaggi provenienti da Turchia, Egitto, Marocco e Tunisia. Ma sulla piazza europea sono soprattutto gli spagnoli che si stanno muovendo con energia.
Fino a quando non entreranno i piena produzione le nuove coltivazioni sotto serra, gli approvvigionamenti rimarranno limitati. Con prezzi decisamente fuori stagione nei principali mercati di scambio del Centro-sud: Vittoria (Ragusa), Fondi (Latina), il Car di Roma.
Gli ortaggi maggiormente interessati dai rincari sono quelli in foglia (+35% le lattughe, + 25% gli spinaci), le melanzane, i finocchi, i pomodorini a grappolo, i cavolfiori oltre alle zucchine. Il quadro d’insieme – segnalano i grossisti – è uletriormente peggiorato dalle difficoltà logistiche: strade con neve, ghiaccio e collegamenti marittimi difficili stanno complicando la catena degli appoggigionamenti.
Aumenti di listino si stanno registrando anche per gli agrumi. Dopo il primo raccolto di novembre/dicembre, le varietà più tardive hanno subito danni perchè ancora sulle piante.
Il bilancio dei danni per l’agricoltura è ingente. La Coldiretti stima in 400 milioni quelli diretti che interessano le strutture delel aziende colpite. La Cia valuta il complesso dei danni in quasi un miliardo di euro, tenendo conto anche dei mancati redditi dei coltivatori. Confagricoltura di Ragusa ha chiesto invece lo stato di calamità per l’area.
Roberto Iotti – Il Sole 24 Ore – 24 gennaio 2017