Una piccola apertura dalla Ue sulla flessibilità. Un allarme dell’Inps sulla stabilità del sistema pensionistico. Resta caldissimo per il governo il fronte conti pubblici, dopo la richiesta della Commissione di una correzione di bilancio dello 0,2% del Pil, circa 3,4 miliardi di euro, pena una procedura di infrazione. Nelle trattative con Bruxelles il governo vuole far valere le circostanze eccezionali determinate dal nuovo sisma in Centro Italia, chiedendo un ulteriore cuscinetto di flessibilità fino a 2 miliardi.
«La ripetizione dei terremoti dimostra che c’è un qualche aspetto strutturale che influisce sulla natura della spesa », ha riconosciuto ieri il commissario agli Affari monetari Pierre Moscovici, ribadendo la «piena disponibilità a considerare gli sforzi che l’Italia dovrà sostenere». Toni concilianti che però non sono certo un via libera alle richieste di Roma. Lo stesso Moscovici, che Padoan vedrà giovedì all’Ecofin, ha precisato di non voler parlare di «spese ulteriori» e che le decisioni devono tenere conto delle regole del Patto di stabilità, rispetto ai cui obiettivi l’Italia è stata giudicata inadempiente. Il governo deve rispondere entro il primo febbraio e per ora a Bruxelles non sono arrivate richieste di rinvio.
E su un aspetto particolare della legge di Bilancio, le misure sulla previdenza, si è aggiunto ieri l’allarme di Tito Boeri. L’estensione della quattordicesima a pensionati con assegni fino a mille euro, ha detto il presidente Inps, non tiene conto della situazione complessiva delle famiglie (l’indicatore Isee) e «può premiare individui in nuclei con altre persone con alti redditi o patrimoni ingenti ». Per esempio il marito di una manager, mentre l’incremento della povertà si concentra tra le fasce più giovani: «Aumenta la generosità di trattamenti su categorie che hanno avuto condizioni più vantaggiose rispetto a chi ne fruirà in futuro». L’Inps stima un costo dell’intero pacchetto pensioni del governo Renzi di quasi 22 miliardi in dieci anni. Ma secondo Boeri è soprattutto l’effetto sul debito implicito del sistema previdenziale, l’orizzonte a 40 anni, che l’esecutivo non ha considerato: «La manovra lo fa aumentare, scaricando gli oneri sulle generazioni future». Uno scenario che fa ipotizzare «ulteriori riforme, magari un taglio delle pensioni». Parole che hanno provocato smentite del governo («intervento sostenibile nell’immediato e in prospettiva», ha detto il ministro De Vincenti) e reazioni sindacali: «sconcertanti» per la Cgil, mentre la Uil difende «l’equità» delle misure. Da febbraio intanto l’Inps invierà 150 mila buste arancioni per spiegare ai potenziali beneficiari i termini dell’anticipo pensionistico che scatterà a maggio.
Repubblica – 24 gennaio 2017