Il Guardasigilli Andrea Orlando, stamattina in aula al Senato per le comunicazioni annuali sull’amministrazione della Giustizia, dovrebbe ricordare l’iter lumaca del disegno di legge governativo di riforma del Codice penale (prescrizione più lunga, intercettazioni-gossip non pubblicabili sui giornali, pene più severe per furti e rapine, eccetera) bloccato a Palazzo Madama da tempi immemorabili a causa di una strisciante opposizione dei centristi di Ncd e dello scarso entusiasmo dei dem.
Le prevedibili lamentele di Orlando, tuttavia, non hanno finora trovato sponda nella riunione dei capigruppo che, fino al 2 febbraio, ha calendarizzato molti testi (commissione di inchiesta monocamerale sul femminicidio, ius soli, tutela minori stranieri, lotta al cyberbullismo) ma ha lasciato in sala d’attesa la riforma che punta a rendere più snelli i processi e più severe le pene per i reati contro il patrimonio. Al Senato, la riforma penale rimane al palo insieme ad altre leggi scomode per la maggioranza: i testi sul conflitto di interessi e quello sulla concorrenza, prima di tutto; ma anche la legge sull’istituzione del reato di tortura (ormai giunto in Aula) che tanto malumore provoca nelle forze di polizia.
Eppure, in attesa di una svolta sulla legge elettorale, non è solo il calendario del Senato a essere più o meno congelato. Anche alla Camera la ripresa post natalizia è stata decisamente soft. Il governo Gentiloni ha saggiamente dirottato sul Senato i decreti Milleproroghe e Banche per lasciare liberi i deputati, ma un voto dell’ufficio di presidenza della I commissione della Camera (favorevoli Pd, M5S e FI; contrari Lega e Sinistra) ha stabilito che almeno fino al 24, giorno in cui si riunirà la Consulta sull’Italicum, non una seduta deve essere dedicata alla legge elettorale. Così, il calendario dell’aula di Montecitorio (privo di materia prima anche per la scarsa produttività del Senato) si è aggrappato a testi dimenticati nei cassetti. Nell’ordine del giorno — a parte lo spazio per le mozioni sulle banche e la relazione sul gioco d’azzardo — fanno la parte del leone le ratifiche dei trattati internazionali (Angola, Vietnam, Montenegro). E il buco nel calendario ha aperto una corsia preferenziale inaspettata per l’approvazione della legge tripartisan (favorevoli M5S, Pd e FI) sulla «Ristorazione in abitazione privata» ( home restaurant ) che disciplina i ristoranti domestici sotto la soglia di 500 pasti l’anno e 5 mila euro di fatturato. Stessa sorte, nei prossimi giorni, per la mozione sul fenomeno della «resistenza agli antibiotici» e per la legge sulla valorizzazione dei Festival Verdi di Parma e Busseto e Roma Europa.
Dino Martirano Il Corriere della Sera – 18 gennaio 2017