Fortunatamente i nuovi Lea, 16 anni dopo, cambiano e si aggiornano. Con nuovi ingressi tutti abbastanza noti e benvenuti, ma anche con “uscite” queste sì non tutte conosciute, anche perché il delisting si compirà e si capirà meglio nelle prossime settimane. E non saranno tutte piacevoli, mettiamoci l’anima in pace. Un’attesa di sedici anni, che arriva con grave ritardo, ma, come si dice, “piuttosto che niente, meglio piuttosto”.
Piuttosto, nella gran confusione mediatica di queste ore e nella scarsa conoscenza di tanti che pure dovrebbero sapere dello stato delle cose, si è creato il consueto cortocircuito nelle “cose” di sanità. Hanno firmato Padoan e poi Gentiloni dal suo letto d’ospedale, e ci mancava che non apponessero l’autografo in calce al provvedimento . A ruota il tweet trionfale della ministra: «Vittoria storica». Storica magari è un po’ troppo, ma ci può stare la soddisfazione governativa di chi s’è impegnato tanto.
Il fatto è che ora tutti dicono che «i Lea sono in vigore». Macché, ancora no: mancano ancora il visto (scontato) della Corte dei conti e la pubblicazione sulla Gazzetta. Allora sì che potranno entrare in vigore. Entro fine mese, si pensa. Nella speranza che tutte le Regioni si adeguino: fatto non scontato, purtroppo.
Ci sarebbe da ricordare che questi nuovi Lea hanno fatto penare. E che da quasi due anni sono annunciati come “fatti e imminenti”. Intanto l’entrata in vigore è slittata a ripetizione. Ora non più, ci sono (quasi) tutte le firme.
Magari, a essere cattivi, ci sono anche le elezioni, più o meno vicine.
Il Sole 24 Ore sanità – 13 gennaio 2017