Quali iniziative intendono mettere in atto i ministri dell’Interno e della Salute per garantire la sicurezza dei medici veterinari pubblici dipendenti nello svolgimento del proprio lavoro? Così l’onorevole Paolo Cova (Pd) nell’interrogazione presentata il 4 gennaio ai due esponenti del Governo Gentiloni, Marco Minniti e Beatrice Lorenzin, dopo l’ennesimo episodio di intimidazione avvenuto nel Mantovano ai danni di una veterinaria della Ats Val Padana.
Cova, nell’atto ispettivo sottoscritto anche dai colleghi Marco Carra e Giorgio Zanin, chiede anche se “si intendano riprendere i lavori dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli operatori e sull’attività di medicina pubblica per valutare quali iniziative mettere in campo per evitare ulteriori minacce e aggressioni”. Osservatorio la cui ultima convocazione risale ancora al gennaio 2014. Da allora, e sono passati tre anni, non si sono avuti ulteriori incontri e le istituzioni sembrano essersi completamente disinteressate all’allarmante fenomeno. Non sono cessati invece, purtroppo, gli episodi di minacce e aggressioni ai danni dei veterinari in servizio.
L’ultimo, appunto, il 12 dicembre, quando una veterinaria pubblica dipendente è stata aggredita fisicamente e verbalmente, anche con minacce, nello svolgimento delle sue funzioni per conto della Asl di Mantova (confluita nell’Ats Val Padana) in un macello del mantovano. Lavora per la stessa azienda sanitaria peraltro il veterinario pubblico dipendente che il 4 marzo 2016 è stato colpito, riportando gravi danni con una prognosi di 30 giorni, da una persona rimasta ignota mentre si trovava nel parcheggio del macello nel quale doveva prestare servizio.
Negli anni scorsi il Sivemp aveva raccolto dati allarmanti sul fenomeno arrivando a contare 31 aggressioni a veterinari pubblici tra luglio 2008 e luglio 2012. Contando, beninteso, solo i casi segnalati dagli iscritti sulla base delle denunce presentate all’autorità giudiziaria o alle Asl. Cioè solo la punta dell’iceberg. Il fenomeno, infatti, è molto più ampio, perché molte aggressioni avvengono in luoghi isolati e privati, in totale mancanza di telecamere di sorveglianza o di personale addetto alla sicurezza. Di conseguenza, essi sono privi di elementi probanti che sostengano la denuncia, a cui quindi, nella maggior parte dei casi, si rinuncia a dar seguito. (a cura S.V.)
Mantova. Un altro veterinario aggredito al macello. Protesta del sindacato. Il Sivemp: «Siamo a rischio». Il Pd porta il caso al ministero. L’azienda sanitaria: stop ai controlli con un solo operatore
Stava controllando la carne consegnata a un macello in provincia di Mantova, quando è stata aggredita dal trasportatore con insulti e poi con pugni sulle braccia. L’uomo è anche passato alle minacce con un dito puntato sul naso. È quanto capitato a una veterinaria dell’Ats Val Padana (vale a dire l’ex Asl), che si trovava da sola a effettuare il normale controllo preventivo sulle merci destinate al consumo alimentare. L’episodio, accaduto il mese scorso, richiama alla mente un’analoga vicenda avvenuta in marzo sul piazzale del macello Unigest di Pietole. In quell’occasione un veterinario dell’Ats venne pestato da sconosciuti prima di svolgere il suo lavoro. Prognosi: trenta giorni.
«Non si tratta dello stesso macello, ma il ripetersi di episodi di aggressione e minacce ai veterinari del servizio pubblico è allarmante- è la denuncia del referente mantovano del sindacato Sivemp, Gianpaolo Viviani – In questo clima di crisi che vive nel Paese, il controllo pubblico viene recepito come una sorta di sopruso, anche quando finalizzato a garantire sicurezza per la salute pubblica. Va detto che la stragrande maggioranza delle imprese è assolutamente corretta e vive con serenità i controlli, ma crescono i casi di intimidazione ai veterinari che sono costretti a recarsi da soli a effettuare i controlli. Non solo. Le segnalazioni che abbiamo fatto all’ Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli operatori e sull’attività di medicina Veterinaria Pubblica, hanno un iter lentissimo. Inoltre al personale aggredito non viene riconosciuta la causa di servizio. Nel caso del collega che ha subito l’aggressione in marzo, l’Asl ha deciso che il tutto potesse essere ricondotto a un fatto personale, decidendo di operare addirittura la decurtazione stipendiale prevista nei casi di malattia. Tuttavia e in modo contraddittorio, la stessa Asl ha deciso di rafforzare la presenza veterinaria nella struttura di macellazione, implicitamente riconoscendo che il fatto invece potesse essere riconducibile all’attività di controllo ufficiale svolta presso la struttura».
L’Ats, tuttavia, con un decreto che risale allo scorso 29 dicembre, ha recepito il protocollo di sicurezza degli operatori a rischio aggressioni varato in novembre dalla Regione Lombardia che riconosce proprio nei controlli veterinari le attività a più elevato rischio di aggressioni (tre nel 2016 tra Mantova e Cremona)e prevede, tra le varie misure, anche l’impiego di due figure professionali «ove considerato possibile e opportuno» all’atto della prestazione sanitaria (sii presume che in questa fattispecie rientri anche quella dei veterinari).
Intanto sull’aggressione della dottoressa è stata presentata un’interrogazione al Ministro della Salute e a quello dell’Interno dal deputato Pd, Paolo Cova assieme al deputato mantovano Marco Carra e dal collega Giorgio Zanin. Non si tratta di fenomeni isolati, spiega Cova: «I dati raccolti dal Sivemp, dicono che in Italia ci sono state 31 aggressioni da luglio 2008 a luglio 2012 e si tratta solo dei casi segnalati tra gli associati sulla base delle denunce presentate all’autorità giudiziaria o alle Asl. Il fenomeno, però, è molto più ampio». (La Gazzetta di Mantova)
8 gennaio 2016