Beati quelli di Villafranca Veronese e, al limite, pure quelli di Marano di Valpolicella. Ieri mattina alle 7 erano solo i loro termometri, stando alla rilevazione effettuata dall’Arpav attraverso 50 stazioni disseminate in tutte e sette le province, a posizionarsi sopra lo zero: rispettivamente, a 1,2 e 0,4 gradi. Per il resto, invece, il Veneto era stretto nella morsa del gelo (e oggi andrà pure peggio).
Il grande freddo è ufficialmente tra noi. Non solo sulle montagne bellunesi, che inevitabilmente segnano picchi al ribasso delle colonnine di mercurio: -27 sulla Marmolada, -17,7 a Cima Pradazzo, -18,9 sul Faloria,-22,2 a Ra Valles, -16,7 sul Col dei Baldi. Anche in pianura la giornata è cominciata all’insegna delle temperature in picchiata: -9,2 gradi a Favaro Veneto, -7 a Castelfranco, -9 a Lonigo, -6,9 a Treviso, -5,6 a Roverchiara, -8,7 a Ponte di Piave. Valori che solo a metà mattina hanno cominciato ad attestarsi attorno allo zero, salvo poi ripiombare sotto dal tardo pomeriggio.
Un fenomeno che non accennerà a diminuire nelle prossime ore. «Per questo sabato — prevedono dal servizio meteorologico di Teolo — nella pianura veneta le temperature saranno in lieve calo rispetto a venerdì, molto sotto la media, estesamente sottozero fino a metà mattina e di sera. In quota sarà un’altra giornata fredda e ancora ventosa». È proprio l’effetto wind-chill a rendere le temperature percepite ancora più basse di quelle effettive. Un fenomeno che continuerà per tutto il fine settimana: dalle 14 di ieri alle 12 di oggi rimane infatti in vigore l’allerta meteo, per cui il centro funzionale decentrato della Protezione Civile della Regione ha dichiarato la «fase operativa di attenzione» per vento forte su Dolomiti e Prealpi, sia in vetta che in valle.
Il lato positivo di questa gelida medaglia climatica è rappresentato dal fatto che le forti raffiche hanno contribuito a ripulire l’aria nei giorni dei Panevin. Nell’Alta Marca molti falò erano stati rinviati a ieri proprio a causa del vento, ma quelli che si erano comunque tenuti giovedì sera nella Bassa Trevigiana hanno visto dapprima un’impennata delle polveri sottili e, quasi subito, una brusca caduta. È il caso ad esempio di Treviso città, dove all’1 di ieri notte sono stati toccati i 202 microgrammi di Pm10 per metro cubo d’aria, scesi però a quota 100 già alle 4 del mattino.
Non resta dunque che attrezzarsi per affrontare questa nuova giornata artica, magari affollando le città con look degni del Polo: dai colbacchi di pelliccia, alle giacche termiche, passando per i doposci che tengono caldi i piedi anche se la neve è un miraggio perfino sui monti. Un po’ come ha fatto ieri a Venezia il pubblico della «Regata delle befane», pur di assistere alla tradizionale sfida fra le mascarete delle maranteghe.
In fondo, anche se ogni volta sembra la prima, è già successo. Vedere per credere il Giornale Luce che raccontò il grande freddo del 1929, cinque minuti di meraviglia in bianco e nero girati a Cortina, per documentare come «l’inverno eccezionale non rattrista i visitatori e gli abitanti della bellissima valle alpina»: donne in costume che scherzano sulla neve, artistiche costruzioni di ghiaccio in corso Italia, bambini che ridono sullo slittino, uomini alle prese con improbabili sci. In quel febbraio città come Padova scesero a 16 gradi sotto lo zero. Eppure perfino nella Conca nessuno indossava il cappotto e i pantaloni erano alla zuava. Insomma, resistere a The Big Chill si può. E pure divertendosi, come insegnano le anatre di villa Carisi a Treviso: il laghetto del parco si è ghiacciato e così loro, soavi, pattinano.
Il Corriere del Veneto – 7 gennaio 2017