Fino a 3600 euro di multa per chi disturba un cacciatore: la proposta di legge che arriva dal consigliere regionale Sergio Berlato, esponente di Fratelli d’Italia e punto di riferimento per gran parte dei cacciatori veneti, ha già sollevato un coro di polemiche. Ieri diverse associazioni animaliste e ambientaliste hanno manifestato la propria assoluta contrarietà, di cui si è fatto portavoce il consigliere dem Andrea Zanoni: «Ho presentato sessanta emendamenti per inserire delle tutele necessarie, che al momento non sono contemplate: nei confronti di chi pratica sport, di chi coltiva ma non è un agricoltore di professione, di chi ha un agriturismo e di tutti coloro che potrebbero essere messi in pericolo da questa legge».
A preoccupare gli oppositori è il grado di soggettività di alcune definizioni: la legge parla di disturbo «Intenzionale» ai cacciatori, lasciando immaginare azioni plateali in stile Green Peace. «Ma» sottolinea Zanoni «come si fa a distinguere se il ciclista della domenica, che magari passando spaventa la possibile preda, lo ha fatto intenzionalmente o no? Nella legge si parla di ostruzionismo o disturbo che possano turbare l’attività venatoria. Ma chi può turbarla? Un motociclista rumoroso? Uno sportivo che obbliga il cacciatore ad interrompere l’attività? E chi decide cosa è intenzionale e cosa no? Di reazioni eccessive da parte dei cacciatori è piena la cronaca: ricordo che l’anno scorso, nel Trevigiano, uno di loro ha puntato un fucile contro dei ragazzi down in gita, proprio accusandoli di disturbare la sua attività».
Per questo, tra gli emendamenti presentati spunta l’introduzione delle misure di sicurezza che i cacciatori dovrebbero rispettare: almeno centro metri di distanza dagli agriturismi, da chi va a funghi, da chi pratica sport. Con sanzioni da 150 a 900 euro per chi non le rispetta. Ma la critica è severa: «Una legge simile è già stata introdotta anche in Liguria e in Lombardia» dice Zanoni «ma con sanzioni molto più lievi. E in Lombardia ci sono già dei precedenti di ricorsi andati a buon fine: una decina di persone, nel 2005, si sono appellate al Tribunale di Milano, che a maggio dello stesso anno ha giudicato le sanzioni illegittime, perché la Costituzione tutela il diritto a manifestare la propria opinione. Così il Tribunale ha obbligato la Provincia a pagare le spese della procedura. Questo per dire che la legge andrà certamente a creare contenziosi giuridici, non introiti come pensa Berlato».
Alla conferenza stampa erano presenti numerose associazioni, tra cui: Uepa (Unione europea protezione animali), Lav (Lega Antivivisezione) e Meta (Movimento etico tutela animali e ambiente). «La caccia» ha sottolineato Lorenzo Guaia del Meta «è considerata da molti un’attività ordinaria. In realtà provoca ogni anno morti e incidenti. Secondo l’Istat, il rischio di incidente mortale dovuto direttamente o indirettamente alla caccia è statisticamente più elevato, del 12 per cento, rispetto a quelli stradali».
Il Mattino di Padova – 4 gennaio 2017