Il rimborso dello 0,1% sulle pensioni incassate nel 2015 in virtù del differenziale tra inflazione programmata ed effettiva per quell’anno (la prima era stata calcolata sullo 0,3%, la seconda sullo 0,2%) scatterà con ogni probabilità a marzo, salvo un ripensamento e l’anticipo a febbraio. Inps e ministero del Lavoro stanno definendo le modalità del recupero che dovrebbe essere spalmato su base quadrimestrale per ridurre al minimo l’impatto sugli assegni.
L’importo da recuperare, comunque, sarà assai contenuto. Chi ha un assegno Inps fino a tre volte il minimo dovrà restituire lo 0,1% dell’assegno moltiplicato per 13 mensilità: per un importo lordo di 1.400 euro significa restituire 18,20 euro. Per chi ha assegni superiori, il prelievo in proporzione si riduce perché la perequazione viene riconosciuta nella misura del 95, 75, 50, 45 per cento. Quindi per chi ha una pensione fra tre e quattro volte il minimo, per esempio, l’una tantum sarà dello 0,95% dell’assegno moltiplicato per 13 (come anticipato sul Sole 24 Ore del 25 novembre).
La questione dei rimborsi è stata sollevata dallo Spi-Cgil, che ha denunciato la mancata scelta del Governo di risolverla con il decreto milleproroghe. Il sindacato dei pensionati, in una nota, ha così sollecitato il ministro Giuliano Poletti ad «intervenire urgentemente» per evitare che «si penalizzino ancora una volta milioni di pensionati».
In realtà la discussione attorno all’ipotesi di una sterilizzazione di questo rimborso era stata fatta in piena sessione di Bilancio. Il costo della misura era stato quantificato in circa 150 milioni di maggiore spesa, ma alla fine l’emendamento alla manovra 2017 non è mai arrivato. Non è la prima volta che il differenziale tra la stima programmatica e il consuntivo sull’inflazione (che si effettua con un decreto in novembre) determina lo scatto del rimborso. In questo lungo periodo di inflazione bassa tendente al negativo i precedenti sono maturati nel 2008-2009 e nel 20012-2013.
Come anticipato lo scorso novembre, quest’anno gli assegni pensionistici non godranno di alcuna rivalutazione. Infatti il decreto ministeriale Economia-Lavoro pubblicato mercoledì 23 novembre in Gazzetta Ufficiale ha ufficializzato la misura della rivalutazione definitiva 2015 a valere sulle pensioni dal 2016 e di quella provvisoria 2016 a valere dal 1° gennaio 2017. In entrambi i casi il valore è nullo. In realtà il valore effettivo, calcolato dall’Istat sulla base dell’indice del prezzi al consumo, sarebbe negativo (-0,1%), ma è stato azzerato per effetto della clausola contenuta nella legge di Stabilità 2016 (articolo 1, comma 287, legge 208/2015), in base alla quale il valore applicato per la rivalutazione delle prestazioni previdenziali e assistenziali non può essere inferiore a zero anche in caso di dinamiche negative dei prezzi.
Sempre in tema di rivalutazione degli assegni pensionistici vale ricordare che dal 2017 non si applicherà più il contributo di solidarietà del 6, 12, 18% per le fasce di importo superiori a 14, 20, 30 volte il trattamento minimo. Quindi questi assegni ritorneranno al calcolo pieno.
Come ha ricordato due giorni fa l’Inps, quest’anno tutte le prestazioni pensionistiche saranno pagate il 1° giorno bancabile del mese tranne gennaio, visto che gli assegni sono andati in pagamento ieri.
A febbraio e marzo le pensioni saranno pagate il primo del mese, mentre ad aprile le poste pagheranno il primo (è un sabato) e le banche il 3. A maggio le pensioni saranno pagate il due, mentre a giugno saranno pagate il primo del mese. A luglio le Poste pagheranno il primo del mese e le banche il 3, mentre ad agosto e settembre la rata arriverà sui conti il primo del mese. A ottobre e novembre le pensioni saranno pagate il due del mese sia dalle Poste che dalle banche, mentre a dicembre si potrà riscuotere l’assegno il primo sia dalle banche, sia dalle Poste.
Davide Colombo – Il Sole 24 Ore – 4 gennaio 2017