Abbattimento delle liste d’attesa sì, «ma non sulla pelle dei pazienti». I medici di famiglia rispondono così all’obiettivo lanciato dal direttore generale Francesco Benazzi per la neonata Usl 2 Marca Trevigiana. Secondo il dg c’è ancora una percentuale di esami e visite specialistiche «inutili» e per questo medici di famiglia e ospedalieri saranno chiamati a una maggiore selezione nelle prescrizioni.
Un proposito per il 2017 che provoca subito la viva reazione di chi quelle prescrizioni le fa. «Ogni medico sa che anche se un esame dà un esito negativo non è inutile – spiega Brunello Gorini, segretario della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) e vicepresidente dell’ordine dei medici di Treviso -. Le richieste improprie sono poche, perché le filtriamo già noi ma non sulla pelle dei nostri pazienti. Risparmiare è giusto, ma il nostro compito è pensare prima di tutto alla salute». Gorini, medico di famiglia è abituato a vivere sul campo il problema delle liste d’attesa: «Gli sprechi sono ben altri. Noi medici tuteliamo gli interessi dei pazienti, spesso contro una burocrazia inutile, perché c’è più personale amministrativo che sanitario, voluto da chi impone di abbattere le liste perché pensa solo a risparmiare. E che spesso non si accorge di aver prodotto sistemi che gli sprechi li provocano».
Secondo il sindacato dei medici di medicina generale, a creare sprechi non sono tanto le prescrizioni quanto alcuni sistemi organizzativi: «Un esempio? Una mia paziente è stata inviata dal Cup a Motta di Livenza per una visita oculista, dalla quale è emerso che deve essere operata di cataratta. Ma a Motta non si fa quel tipo di operazione e quindi la paziente è stata inviata a fare un’altra visita nell’ospedale dove sarà operata. Questo sì che è uno spreco sul quale i medici non hanno alcuna responsabilità». Lista e tempi d’attesa, conclude Gorini, non sono sempre sinonimo di negatività: «Invece che fermarsi a quanto tempo si aspetta per una prestazione, bisognerebbe focalizzarsi sulla correttezza ed efficacia della cura. La nostra sanità è eccellente, si aspetta un po’ ma per un servizio efficace».
Intanto anche lo Snami di Treviso mostra cautela rispetto alla riforma dell’azienda sanitaria: «È ancora presto per capire quali saranno le conseguenze della rivoluzione delle Usl –spiega il presidente Bruno Di Daniel – , ma credo che il passaggio più difficile sarà l’omogeneizzazione delle tre aziende. La vera sfida sarà sulle medicine di gruppo. Con studi medici con segretarie e infermieri 12 ore al giorno il servizio sarà migliore, e sgraverà i pronto soccorso riducendo codici bianchi e attese. Ma mancano spazi e, a parte l’unica di Conegliano, Treviso è ancora indietro».
Milvana Citter – IL Corriere del Veneto – 4 gennaio 2017